Caltanissetta. “Grande storia di un piccolo uomo – Le verità non dette sul clorosoda-dicloroetano di Gela- torna a raccontarsi a distanza di un anno.
Il libro di Daniele Esposito Paternò è stato presentato giovedì nel locale Tra Parentesi di Caltanissetta alla presenza di Rosario Sardella, collaboratore de Il Fatto Quotidiano e il dottore Carlo Privitera. Mancano alla partecipazione per impegni in VI Commissione regionale, gli ospiti Stefano Zito, vicepresidente, e Vanessa Ferreri, il segretario.
Uno “scomodo” dialogo riguardante l’ ambiente, la salute e la politica: si è fatto riferimento ai problemi del Vallone, quell’alveolo di zolfo e sale nel cuore della Sicilia, sede di giacimenti minerari divenuta adesso un cimitero per le scorie radioattive, su cui ha indagato lo stesso Rosario Sardella, co autore del film “Miniere di stato” prodotto da Rai News 24; si è parlato della stessa esperienza lavorativa di Daniele nella Riva Acciai di Verona, un’acciaieria satellite della Ilva; inevitabile il paragone che l’autore fa tra Gela del 2002 e Taranto di oggi, definendo, dei “farabutti e corrotti o incapaci di capire le cose” tutti coloro che fino ad oggi hanno messo la cittadinanza al bivio tra “lavoro o salute”. Sui processi, Daniele dichiara: “in merito all’incidente probatorio faccio una riflessione: Si parte dal presupposto che intanto il reparto era il “clorosoda-dicloroetano” ovvero ex isola 1 ed ex isola 2. Questo particolare è sempre meglio ricordarlo perchè non vorrei che poi qualcuno dicesse: non lo sapevamo. A parte questa parentesi, la Procura di Gela, non è che si è svegliata un giorno e ha detto oggi apriamo il caso Clorosoda… C’è uno studio avanzato fatto da parte dei Medici della Procura, i quali hanno analizzato decine e decine di cartelle cliniche e di esami istologici. Ci sono i morti, ci sono i malati e ci sono le prove, non vedo per quale motivo dopo un anno,siamo ancora nell’attesa della richiesta di rinvio a giudizio. Ad oggi per questioni ambientali e danni subiti ci sono in “progress” due processi in particolare: uno che è quello sul clorosodoa-dicloroetano e l’altro sulle malformazioni neonatali. Sarebbe assurdo e contro ogni logica se solo uno di questi o tutte e due non venissero portati avanti. Fare morire questi processi significherà far morire la dignità dell’uomo! Sia chiaro che queste mie dichiarazioni sono a titolo personale”
La serata si è conclusa con il ricordare che le somme ricavate dalla vendita del libro,al netto delle spese, verranno destinate per il 50% ai Comitati No Muos e per il 50% all’Associazione “Penziero Stupendo”, la quale è impegnata con non poche difficoltà alla riqualificazione della vecchia stazione. Nel caso in cui quest’ultimo progetto non dovesse concretizzarsi, ha affermato Daniele Esposito Paternò la destinazione della somma verrà decisa dai cittadini attraverso una votazione on line.