La verità dietro un’antica meraviglia, il Biviere di Gela tra storie millenarie e curiosità poco note

Scopri il Biviere di Gela, lago costiero citato da Plinio, oasi ornitologica e geologica con riflessi specchianti e segreti antichi.

A cura di Redazione
08 agosto 2025 19:00
La verità dietro un’antica meraviglia, il Biviere di Gela tra storie millenarie e curiosità poco note - Foto: Bultro/Wikipedia
Foto: Bultro/Wikipedia
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Il Biviere di Gela è il più grande lago costiero naturale della Sicilia, un vero e proprio “specchio d'acqua” a soli 1,3 km dal mare. Citato già da Plinio il Vecchio, che ne lodava i riflessi salini, la sua storia racconta di una trasformazione da palude salmastra in lago dolce, opera del Duca Giovanni d’Aragona nel Seicento, e oggi è riserva orientata Ramsar – paradiso per oltre 200 specie di uccelli.

Storia millenaria e specchi primordiali

Fin dall'antichità conosciuto come “Cocanico”, il Biviere era un bacino salato dove il sale si cristallizzava lungo le rive, creando riflessi che lo facevano apparire come uno specchio naturale, come notava Plinio nella sua Naturalis Historia. Nel XVII secolo, un canale sotterraneo dal fiume Dirillo lo trasformò in un lago d’acqua dolce, rendendolo vivibile per la pesca. Inserito nel 1997 tra le riserve naturali orientate, oggi è tutelato a livello comunitario (ZSC ITA050001) e gestito dalla LIPU.

Biodiversità: oasi per volatili e metriche ambientali

Il Biviere è un habitat eccezionale per anatidi, limicoli e aironi, con circa 200 specie censite, molte migratrici. Tra queste, il rarissimo moriglione, la moretta tabaccata e il simbolo della riserva, il mignattaio. L’area è attrezzata con capanni e sentieri per il bird‑watching, oltre a un centro visite e parcheggio. Lo specchio d’acqua, lungo ~2,5 km e largo 0,6 km, è incassato tra le dune – residue dei “Macconi” – e circondato da canneti e macchia mediterranea.

Curiosità

Plinio narra di due sorgenti miracolose presso il Biviere: una che rendeva le donne sterili e l’altra il contrario. I successivi cronisti medievali, tra cui Fazello, lo identificarono col mitico Lago Coccanico, intriso di mistero. Oggi, passeggiando tra i canneti, è possibile percepire ancora il fascino secolare di chi per secoli l’ha considerato uno specchio naturale con poteri più unici che rari.

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