Gela. Le accuse mosse sono prescritte. La conferma è arrivata dal giudice Miriam D’Amore nel dibattimento ai danni dell’imprenditore agrigentino Giuseppe Burgio. Così, si chiude il procedimento penale a suo carico.
Il progetto mai realizzato. Era accusato di truffa. Il pubblico ministero Pamela Cellura, a sua volta, ha ribadito l’intervenuta prescrizione. L’intera vicenda, ricostruita dai magistrati della procura, ruota intorno ad un presunto bonifico falso che sarebbe stato inoltrato ai funzionari del Comune, nella procedura di rilascio delle concessioni necessarie alla realizzazione del centro direzionale di via Venezia. Del progetto è rimasto solo un rudere, a ridosso del commissariato di polizia di via Zucchetto. Burgio era il titolare della società Ho.pa.f, che acquistò l’area, mentre dei lavori di costruzione si occupò l’azienda locale Sogresal. Difeso dagli avvocati Carmelita Danile e Tiziana Ragusa, l’imprenditore ha sempre respinto le accuse, ribadendo di non aver mai autorizzato eventuali pagamenti anomali nell’iter per il rilascio delle concessioni edilizie. L’ente comunale, invece, si è costituito parte civile con gli avvocati Flavio Sinatra e Raffaella Nastasi. Proprio i legali di parte civile hanno comunque chiesto la condanna al risarcimento dei danni.