La tragedia dimenticata di Angelina Romano, dopo 155 anni tutto tace

 
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La mattina del 3 gennaio 1862 i cittadini di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, in rivolta, si svegliarono infreddoliti in quella gelida giornata invernale, perché erano in attesa della fucilazione di 6 rivoltosi alla legge Pica. Si trattava  del Parroco della città di Castellammare del Golfo, don Benedetto Palermo di 43 anni, e  di cinque  contadini: Mariano Crociato di anni 30, Marco Rondisi di anni 45,  Anna Catalano di anni 50, Antonio Corona di anni 70 e di Angelo Calomia di anni 70. Tutti erano stati ritenuti colpevoli di essersi opposti alla legge della leva obbligatoria dei piemontesi.

Il colonnello killer. A comandare il plotone di esecuzione era il Colonnello Pietro Quintini, nato a Roma il 1814 e con il grado di Tenente Colonnello si trasferisce a Genova, dopo che a Roma si profilava la caduta dello stato Pontificio. I piemontesi conoscendo il passato alla “jack  lo squartatore” e in vista dell’invasione del Regno delle due Sicilie,  lo nominano Colonnello e lo inviano al comando di quella maledetta armata nel sud, sotto gli ordini del Generale Covoni, con  poteri speciali fin dal 30 giugno 1861. Quella colonna di massacratori, partendo dall’Aquila, compie una serie di massacri prima di arrivare in Sicilia. Qui quella gelida mattina del 3 gennaio, alle 14, vengono fucilati i 6 “rivoltosi”.

Angelina, ficilata a soli 6 anni. Il  Colonnello Quintini, notava una bambina in lacrime, spaventata per quella tremenda visione, allora incurante di qualsiasi segno di umanità, prende a forza la bimba, ritenuta un brigante e la pone davanti al plotone di esecuzione. Con le mani bagnate dalle lacrime della piccola,  ordina al plotone di sparare. Senza alcuna remore venne uccisa Angelina Romano.

Mi chiedo quali potessero essere i pensieri di una bimba, di appena nove anni,  davanti a un plotone di esecuzione? Quali quelli del carnefice comandato dai Piemontesi?

Il misfatto è  stato compiuto, questo maledetto fa incetta di medaglie per la sua propensione al massacro e noi dopo tanti anni onoriamo il poeta Carducci che nel suo sonetto “Pianto antico” ha fatto piangere tutta l’Italia,  quel bastardo amante della regina dei Savoia, uomo prezzolato.

La strage ignorata anche dagli uomini di cultura. Non vedeva oltre il melograno di casa sua quello che la stessa regina raccontava. Così i nostri grandi poeti meridionali non hanno visto o sentito nulla di questi orrori e si sono impegnati a scrivere tutto ciò che i nordisti hanno voluto. Noi dovremmo vergognarci di tutti questi uomini pagati per scrivere come:  Giovanni Verga, Luigi Capuana, Giovanni Pascoli, con la sua “Cavallina storna”, Luigi Pirandello. Tommaso di Lampedusa, con il Principe di Salina, l’attuale Camilleri, e tutti gli storici e uomini di cultura che hanno insegnato e continuano ad insegnare cose sbagliate ai nostri giovani, perché sono peggiori di quei maledetti politici che chiusero le scuole dell’obbligo nel meridione d’Italia,  per più di cinque anni.

La storia ignobile continua. Ho voluto citare i nomi di questi assassini o di persone letteralmente insensibili al dolore del proprio popolo per ricordarli pedissequamente nella speranza che qualche politico, sensibile all’amore del suo popolo, potesse cancellare dalla toponomastica cittadina, tutti i nomi che tanto dolore hanno causato ai nostri antenati.

Vana speranza, perché i politici sono avidi di denaro e inutili a risolvere i problemi sociali.

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