Gela. Nella vicenda dei lavoratori Tekra, l’azienda campana che gestisce in proroga il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città, le parti sono ancora molto distanti. I manager campani, che hanno deciso venti licenziamenti, rispediscono al mittente le accuse di aver violato il contratto, come invece sostengono i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, che seguono la vertenza. “I sindacati sviano la realtà per far sì che la ragione passi dalla loro parte. Quando Tekra è subentrata in città – spiegano dall’azienda – ha rilevato dalle vecchie gestioni 91 operai e non 125 come da loro dichiarato. Attualmente, Tekra per il cantiere locale ha in forza 118 operai. Il personale è stato incrementato perché nel corso di questi anni l’ente ha ampliato i servizi al fine di adempiere alle ordinanze regionali. L’appalto a cui ha partecipato la Tekra imponeva di dover svolgere il servizio di raccolta porta a porta solo per il 35 per cento delle utenze e non per il 100 per cento, come invece sta avvenendo, tant’è che a Gela non esistono più i cassonetti. I servizi che l’ente ha incrementato, sono stati regolarmentante approvati dalla Srr, in quanto rispondenti al piano d’ambito approvato dalla Regione e presentato già nel 2014 quando Tekra era appena arrivata.
La Tekra si difende: “Abbiamo ereditato 91 operai e non 125 e la Cgil lo sapeva”
Pertanto, Tekra non sta violando il contratto con l’ente, riducendo il personale operaio, ma semplicemente sta cercando di rientrare nel numero delle 91 unità lavorative rilevate alla data del passaggio di cantiere in cui era presente, presso la casa comunale, la sigla sindacale Cgil, nella persona del signor Ignazio Giudice, oltre ad esponenti istituzionali dell’ente”.
Tekra riduce il personale a seguito dei tagli decisi dall’amministrazione comunale. “La riduzione del personale è ovviamente legata alla riduzione di detti servizi integrativi – concludono i responsabili della società – che pian piano si stanno riducendo per mancanza di copertura finanziaria da parte dell’ente.
A Tekra non interessano i problemi politici, ovviamente l’azienda deve tutelare la propria situazione finanziaria e pertanto non è assolutamente più disponibile ad attendere l’esito dei decreti ingiuntivi per dover incassare i propri crediti.
Siamo dispiaciuti con la cittadinanza tutta, per l’assenza dei servizi che ad oggi sono stati resi alla città e non ancora remunerati all’azienda, ma tale mancanza non può assolutamente essere imputata alla nostra azienda”.
Soldi, debiti contratti dal Comune, servizi tagliati e operai licenziati, tutto questo mentre in consiglio comunale non è ancora arrivato il voto su Pef e tariffe Tari aumentate. Domani, intanto, come chiesto da tempi dai sindacati, le parti si vedranno in municipio, convocate dal sindaco.