Gela. La condanna a sedici anni di reclusione è da confermare. La procura generale lo ha chiesto, davanti ai giudici della Corte di appello di Caltanissetta, nei confronti del trentacinquenne Davide Pardo.
Il clan da riorganizzare. Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, sarebbe lui la presunta mente nella riorganizzazione del clan Rinzivillo in città. Elementi investigativi finiti nell’inchiesta “Fabula”. Non a caso, si sarebbe contrapposto anche alle possibili ambizioni dello zio, l’ex collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano, già condannato per gli stessi fatti. La condanna a sedici anni di detenzione gli era stata comminata dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale nisseno. E’ stato il suo legale di fiducia, l’avvocato Cristina Alfieri, ad impugnare il verdetto. Per la difesa, infatti, Pardo non avrebbe avuto alcun ruolo nella presunta riorganizzazione del clan Rinzivillo in città. All’imputato viene contestata anche la disponibilità di armi, utilizzate per intimidire i rivali. Proprio il legale di difesa esporrà le proprie ragioni nel corso della prossima udienza, già fissata per novembre. Nell’indagine, oltre a Davide Pardo e Roberto Di Stefano, venne coinvolto l’imprenditore Nicolò Cassarà. La sua posizione venne successivamente stralciata, dopo che cadde l’accusa di associazione mafiosa.