Gela. Dopo il trentenne Giuseppe Giannone, anche il trentaseienne Nunzio Giannone lascia il carcere di Balate.
La piantagione di Spinasanta. I giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta gli hanno concesso gli arresti domiciliari. Un verdetto che arriva a seguito del ricorso presentato dal difensore di fiducia, l’avvocato Salvo Macrì. Proprio il legale, davanti alle ammissioni dell’indagato, ha chiesto una misura alternativa alla detenzione in carcere. Nunzio Giannone, già in fase di interrogatorio, aveva ammesso di aver avviato la coltivazione di marijuana senza informare gli altri due indagati, ovvero Giuseppe e Rosario Giannone. I poliziotti, in un fondo di contrada Spinasanta, hanno sequestrato oltre mille piante di marijuana. Nelle scorse ore, invece, gli stessi giudici del riesame nisseni hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Giuseppe Giannone, di conseguenza ritornato libero. Così come sottolineato dall’avvocato Macrì, Giuseppe Giannone non sarebbe stato a conoscenza di quanto accadeva nel podere di contrada Spinasanta. Intanto, la prossima settimana verrà discusso il ricorso presentato nell’interesse del cinquantottenne Rosario Giannone, l’unico ancora detenuto in carcere.