Gela. Prove insufficienti per attribuirgli responsabilità nell’azione di morte che costò la vita a Vincenzo Cocchiara e causò il ferimento di Vincenzo Lauretta. E’ la linea usata dai giudici della Corte d’assise d’appello di Catania nelle motivazioni del verdetto di assoluzione emesso nei confronti del boss di cosa nostra Alessandro Emmanuello. In base a quanto sostenuto dai magistrati etnei, sarebbero mancati elementi d’accusa tali per collegarlo all’azione orchestrata contro il gruppo rivale della stidda. Le motivazioni sono state depositate. Una precedente condanna per questi fatti era stata annullata dai giudici della Corte di Cassazione che hanno chiamato a decidere proprio i magistrati d’appello. Anche la procura generale, negli scorsi mesi durante la celebrazione del giudizio, ha chiesto l’assoluzione per Emmanuello. Il difensore, l’avvocato Michele Fazio, ha proprio sostenuto l’estraneità dell’imputato ai fatti contestatigli. Lo stesso Emmanuello invece è stato condannato per il duplice omicidio di Orazio Coccomini e Salvatore Lauretta, quello che scatenò la guerra di mafia protrattasi a cavallo tra anni ’80 e ’90.
Per il boss, dopo il verdetto emesso a conclusione dell’appello bis, si chiude il procedimento penale. A chiedere la condanna, invece, sono stati i legali di parte civile (gli avvocati Carmelo Tuccio, Giovanni Cannizzaro e Giuseppe Ferrara), costituiti nell’interesse dei familiari delle vittime.