Gela. Il dissalatore è rimasto fermo. La ditta Di Vincenzo ha chiesto di attivare la procedura di licenziamento collettivo dei venti lavoratori che operavano nell’impianto del “quinto modulo bis”, per “ragioni tecniche non dipendenti dalla nostra volontà”.
La società Siciliacque ha disatteso l’impegno di rimettere a regime l’impianto. La Raffineria per la mancanza di un contratto non ha fornito le utilities, ovvero: acqua, vapore ed energia elettrica. La società nissena di via Colajanni che gestisce per conto della Regione il dissalatore, mantenendolo in stand-by, non esita a parlare di “mancato adempimento agli impegni assunti alla presenza del Prefetto”.
Punta l’indice accusatorio proprio contro la Regione che “sebbene abbia dato formale disposizioni – spiega Elio Collovà, della Di Vincenzo – al fine di effettuare le prove di funzionamento e di riconsegna dell’impianto (entro il 30 novembre), la Di Vincenzo non è più in condizioni di sostenere l’anticipazione dei costi dell’impianto e dei dipendenti.
La società Di Vincenzo ha chiesto la convocazione delle parti soliali per “proseguire la procedura di licenziamento collettivo” delle venti unità lavorative.