Gela. Una contesa sulla proprietà del castello svevo, che ad oggi non ha sortito effetti almeno per gli interventi dei quali necessiterebbe. Il senatore Pietro Lorefice, sul caso, si è rivolto al ministero della cultura, presentando un’interrogazione. Attende inoltre che gli uffici regionali interpellati possano dare riscontri e rilasciare gli atti richiesti. “Il 22 febbraio 1992 la società Finanziaria agricola industriale S.p.A. aveva citato in giudizio l’Assessorato regionale per il turismo e quello per i beni culturali per l’illegittima occupazione del sito, rivendicandone la proprietà; il 7 aprile 1999 la causa era stata posta in decisione e, con sentenza non definitiva del 22 febbraio 2002, il Tribunale di Caltanissetta ha dichiarato il difetto di legittimazione passiva dell’Assessorato per i beni culturali, disponendone l’estromissione dal giudizio, mentre, in accoglimento della domanda della società, condannava l’Assessorato per il turismo al risarcimento del danno derivato dall’occupazione del castello e del fondo adiacente; gli assessorati coinvolti hanno fatto ricorso in appello contro la sentenza il 17 febbraio 2007 lamentando la mancanza della prova della legittimazione attiva della società Finanziaria agricola industriale ma la Corte d’appello di Caltanissetta, con sentenza n.684 del 13 settembre 2010, ha rigettato il ricorso; tuttavia, la Regione Siciliana continua a rivendicare la proprietà del bene”, si legge nell’interrogazione.
Sono state diverse le richieste che in questi mesi Lorefice ha inoltrato sia agli uffici romani sia a quelli palermitani. “Da ultimo, in data 28 novembre, l’interrogante ha inviato richiesta di accesso agli atti alla Soprintendenza di Caltanissetta chiedendo copia di tutto il materiale relativo agli interventi fatti sul castelluccio di Gela dagli anni ‘80 ad oggi, richiesta rimasta ancora senza riscontro; considerato infine che, nel caso in cui la proprietà del bene risultasse in capo alla società Finanziaria agricola industriale, la Regione sarebbe intervenuta con risorse pubbliche su un bene privato, seppure per garantirne la conservazione”, si legge inoltre nell’interrogazione. Al ministero chiede di sapere se abbia informazioni sulla vicenda e come intenda procedere. “Se non ritenga opportuno un approfondimento tecnico o un’attività ispettiva in modo da far luce su quanto esposto e appurare se il bene sia di proprietà pubblica o privata”, conclude.