Gela. Avrebbero simulato una rapina e il furto della Bmw sulla quale viaggiavano, nei pressi del lungomare Federico II di Svevia. Uno stratagemma, stando alle accuse, messo in atto per frodare la compagnia assicurativa. Il giudice Lirio Conti ha condannato due coniugi, finiti a processo, proprio con l’accusa di frode. La vicenda venne ricostruita dai carabinieri. Da quanto emerso, in realtà, si sarebbe trattato solo di un piano per ottenere il premio assicurativo. Due anni e tre mesi di reclusione a lui e un anno a lei, con pena sospesa. Un verdetto anche più pesante rispetto a quanto chiesto dal pm Gesualda Perspicace, che in ogni caso aveva concluso per la colpevolezza di entrambi gli imputati. I difensori, gli avvocati Carmelo Tuccio e Cristina Alfieri, invece, hanno messo del tutto in dubbio la ricostruzione dell’accusa, escludendo che quanto accaduto fosse il frutto di un piano preordinato.
La finta rapina. I difensori hanno sottolineato come l’auto, al momento dei fatti, non fosse ancora di proprietà dei coniugi. Non ci sarebbero stati elementi di indagine, inoltre, dai quali far emergere un’ipotesi diversa dalla rapina subita. L’accusa, però, ha prodotto la documentazione di un ticket, a prova che lo stesso giorno quella vettura fosse stata imbarcata su una nave diretta in Tunisia. La compagnia assicurativa si è costituita parte civile, in aula con l’avvocato Enrico Aliotta.