Gela. Giuseppe Cilio, uno degli imputati per l’omicidio del giovanissimo idraulico Orazio Sotti, si sarebbe trovato nell’abitazione di famiglia della sua allora fidanzata, proprio il giorno successivo ai fatti.
Due donne sentite in aula. E’ quanto emerso dalle testimonianze rese in aula, davanti ai giudici della Corte di assise di Caltanissetta, dalla madre dell’allora giovane fidanzata e dalla sorella della ragazza. A rispondere dell’omicidio sono i fratelli niscemesi Giuseppe e Salvatore Cilio, difesi dagli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui. Sotti venne ucciso a colpi di arma da fuoco nel dicembre di sedici anni fa. Venne finito davanti al garage dell’abitazione di famiglia, a Fondo Iozza. Le due donne hanno risposto alle domande del pubblico ministero della procura. I difensori degli imputati, invece, inizieranno il loro controesame solo all’esito della perizia su alcune successive intercettazioni che avrebbero, stando proprio alla difesa, un peso non indifferente nella ricostruzione dell’intera vicenda. Stando alle accuse, i fratelli Cilio decisero di eliminare Orazio Sotti, perché indicato come colui che avrebbe intrattenuto relazioni sentimentali con le loro compagne del tempo. I familiari della vittima sono costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe Cascino che, a sua volta, ha cercato di delineare la personalità degli imputati. Da quanto emerso dalle testimonianze, la relazione tra Giuseppe Cilio e la giovane al centro della vicenda non sarebbe stata vista di buon occhio proprio dai familiari della ragazza. Si sospettava che potesse anche girare armato. Si tornerà in aula il prossimo 15 settembre.