Gela. Pace fatta, o quasi, tra i democratici locali. Dopo diverse settimane di trattativa, si dovrebbe, a breve, arrivare ai titoli di coda finali. Nuovi ingressi? Le parti sono ancora lontane. Insomma, Peppe Di Cristina rimane segretario cittadino del Pd e ai renziani, vicini all’ex sindaco Angelo Fasulo, dovrebbe toccare la vice segreteria. Sarà Fabio Collorà il “secondo” di Peppe Di Cristina? L’ex consigliere comunale, da alcuni mesi, è stato scelto dai renziani “ribelli” come proprio segretario. I democratici vicini ad Angelo Fasulo, infatti, hanno disconosciuto l’esito del congresso dello scorso febbraio che ha portato all’elezione di Di Cristina. Sotto la regia dei vertici regionali, con in testa il segretario Fausto Raciti, e di quelli provinciali, però, si dovrebbe arrivare alla tregua. La direzione cittadina del partito cambierà volto, con l’ingresso di delegati per tutti i tre circoli locali. La quota fissata è di un terzo. Ma non tutti i nodi sembrano sciolti. “Non mi sono mai permesso di attaccare chi ha contestato la mia elezione a segretario cittadino – spiega Peppe Di Cristina – spero solo che l’unità possa essere trovata a breve. In tutta questa vicenda, io seguo la linea del partito regionale”. Allo stato attuale, il segretario non vuole proprio sbilanciarsi, in attesa che l’intesa venga messa nero su bianco. Ma un punto ancora caldo è quello dei nuovi ingressi nel Pd. Di Cristina e i consiglieri comunali del partito, ad eccezione di Giuseppe Ventura e Antonino Biundo, sono fermi nel no ad eventuali “acquisti”. In un momento di transizione come quello attraversato dal Pd, non ritengono necessario mettere nuova carne sul fuoco. Porte chiuse che, però, non convincono affatto Collorà e i suoi. “Sia chiaro – dice proprio Fabio Collorà – io non vendo i miei compagni di partito in cambio di una vice segreteria o, comunque, di una poltrona. Non vedo perché si debba essere contrari all’ingresso del consigliere comunale Cristian Malluzzo che da mesi è interessato a sposare il progetto politico del nostro partito. Non credo ci sia nulla da temere. Ribadisco, non sono interessato al solito Pd giurassico, chiuso in sé stesso e solo alla caccia di numeri. Anzi, dirò di più, sto già definendo la piattaforma politica da proporre quando di tratterà di eleggere il segretario”. Sì, perché, almeno stando a quanto filtra dalla trattativa in corso, Di Cristina dovrebbe formalmente dimettersi, di modo da presentarsi come segretario del partito anche davanti a chi il congresso di febbraio non lo ha accettato.