L’indotto della fabbrica Eni si ferma: operai Smim e Tucam in agitazione

 
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Gela. Otto ore di sciopero dei metalmeccanici già fissate per giovedì e l’avvio di un vero e proprio stato d’agitazione in tutto l’indotto della fabbrica Eni, compreso il blocco dello straordinario. I segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm hanno risposto in questo modo alle richieste giunte dai lavoratori di Smim e Tucam, sempre più in difficoltà dopo che le loro aziende hanno dovuto rinunciare al contratto quadro di manutenzione tra gli impianti della fabbrica.

Gli operai, riunitisi in assemblea insieme ai segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese, temono per i loro posti di lavoro. Se i vertici di Smim hanno, da settimane, preannunciato novantotto esuberi; quelli della società Tucam, invece, sono già passati ai preavvisi di licenziamento notificati a tutti i lavoratori impegnati in fabbrica, circa quaranta.
“La situazione è veramente molto complessa – dicono i tre segretari – mercoledì, incontreremo all’ufficio del lavoro di Caltanissetta i responsabili dell’azienda Ergo Meccanica che, insieme agli imprenditori di Sicilsaldo, sono risultati aggiudicatari dei nuovi contratti di manutenzione. Dobbiamo capire se esistono spiragli di trattativa per assorbire i lavoratori di Smim e Tucam”.
La scorsa settimana, proprio i vertici di Sicilsaldo si erano detti disponibili ad un passo in avanti per l’assorbimento di una parte degli operatori. Allo stato attuale, i dubbi principali riguardano il rispetto del protocollo firmato oramai due estati fa e mai entrato a regime. “Vogliamo sicurezze per le nostre famiglie – dicono gli operai in assemblea – il vecchio accordo Morese prevedeva delle salvaguardie che, adesso, vengono a mancare. Ci dicono che le nuove assunzioni dovranno essere parametrate ai carichi di lavoro. Quindi, se il lavoro c’è ci saranno anche le assunzioni; altrimenti, nulla di tutto questo. Non si può ragionare così davanti ad operai presenti in fabbrica da decenni”.
I nodi da sciogliere, a questo punto, sono tanti: compreso quello dei contratti di secondo livello, ancora fortemente in bilico.
“Le istituzioni e la politica locale – proseguono gli operai – dovrebbero farsi carico di tutte queste preoccupazioni. Perché non si dà il via libera definitivo alla normativa in materia di esposizione all’amianto? Con il riconoscimento dei contributi previdenziali, molti operai andrebbero in pensione alleggerendo l’intero indotto”.
Durante l’assemblea, non sono mancati i momenti di forte tensione: gli operai della società Smim, peraltro, sono da mesi sottoposti alla cassa integrazione in deroga e, quindi, non tutti riescono a lavorare con regolarità.

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