Gela. Tre condanne e sei assoluzioni. I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta hanno esposto le loro richieste davanti al giudice dell’udienza preliminare
del tribunale di Caltanissetta Alessandra Giunta.
Le richieste d’accusa. Il pubblico ministero Luigi Leghissa ha concluso la propria requisitoria nei confronti di dieci imputati, tutti finiti al centro del blitz antimafia “Redivivi”. Per i magistrati della Dda nissena, il gruppo Trubia avrebbe messo le mani nella gestione del mercato di raccolta della plastica tra le aree rurali della città, finanziandosi anche per il tramite dello spaccio di droga. In realtà, però, sono state ridimensionate diverse delle accuse originarie. I dieci imputati hanno optato per il rito abbreviato. Così, stando alle richieste d’accusa, sette anni e sei mesi di reclusione vanno imposti a Rosario Maichol Trubia e sei anni e otto mesi a Luigi Rizzari. Entrambi, infatti, vengono ritenuti affiliati al gruppo mafioso dei Trubia. E’ stata invece chiesta l’assoluzione per lo stesso Trubia rispetto all’accusa di traffico di droga. Sempre per lo spaccio, è arrivata la richiesta a due anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Carnazzo. Cadono, invece, le accuse di far parte del clan contestate a Francesco Giovane, Pasquale Lino Trubia e Pasquale Andrea Trubia. Per loro, il pm ha chiesto l’assoluzione. Una richiesta analoga è stato formulata nei confronti di Manuele Rolla, Simone Maugeri e Giuseppe Cannizzo, accusati di aver fatto parte della presunta rete di spacciatori vicini alla famiglia Trubia. In giudizio, ci sono anche i legali di parte civile che rappresentano gli imprenditori finiti al centro delle presunte richieste estorsive, oltre a quelli che rappresentano l’ente comunale e l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”. Sono rappresentati dagli avvocati Giuseppe Panebianco, Giovanni Bruscia e Anna Gambino. A gennaio, invece, spetterà ai legali di difesa, gli avvocati Flavio Sinatra, Nicoletta Cauchi, Valentina Lo Porto e Grazio Ferrara concludere a sostegno dei propri assistiti.