Gela. Un presunto gruppo mafioso, capace di controllare diverse aree rurali della città e di imporre il monopolio nel mercato della raccolta e dello smaltimento della plastica. Davide Trubia patteggia per diverse estorsioni. Si è aperto il dibattimento scaturito dall’inchiesta antimafia “Redivivi”. A processo, davanti al collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, ci sono Vincenzo Trubia, Davide Trubia, Rosario Trubia, Luca Trubia, Simone Trubia, Rosario Caruso, Ruggero Biundo e il ventiseienne Rosario Trubia. I difensori degli imputati, in apertura d’udienza, hanno escluso la scelta di eventuali riti alternativi. L’unica posizione stralciata, ma solo per una serie di estorsioni risalenti al 2003, è stata quella di Davide Trubia. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Nicoletta Cauchi, ha ottenuto la possibilità di riproporre la richiesta di patteggiamento. Per Davide Trubia, alla fine, è arrivata la condanna, in continuazione con precedenti verdetti, ad un anno e cinque mesi di reclusione. Rispetto alle altre contestazioni, invece, per lui proseguirà il giudizio. E’ stato il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Luigi Leghissa ad esporre le richieste istruttorie, seguito dai legali degli imputati.
Agricoltori e operatori del settore chiamati a testimoniare. Gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Nicoletta Cauchi e Annarita Lorefice hanno optato per una lunga lista di testimoni, tutti proprietari terrieri e operatori agricoli delle aree che sarebbero state sotto il controllo della famiglia Trubia. Saranno proprio i testimoni a descrivere quanto accadeva tra le contrade rurali della città. Intanto, l’avvocato Nicoletta Cauchi, per conto dei suoi assistiti, ha chiesto l’acquisizione dei verbali relativi alle dichiarazioni rese dall’ex vertice di cosa nostra locale Carmelo Billizzi, oggi collaboratore di giustizia, sentito nel procedimento penale scaturito dall’omicidio di Massimo Trubia, fratello dell’imputato Davide Trubia, vittima proprio di una faida esplosa nel tentativo di accaparrarsi il controllo del mercato della plastica nelle campagne locali. Nel procedimento, sono parti civili le associazioni antiracket, con l’avvocato Giuseppe Panebianco, gli imprenditori che avrebbero subito pressioni dagli imputati, con l’avvocato Giovanni Bruscia, e il Comune, rappresentato dall’avvocato Anna Gambino.