Gela. La loro ex azienda non li ha pagati e, adesso, i soldi mancanti verranno versati direttamente dai dirigenti della raffineria Eni. Circa duecentomila euro, infatti, saranno destinati a novanta operai della ex Comeco. Il verdetto è stato pronunciato dal giudice del tribunale Alessandro Laurino
al quale si sono rivolti proprio i lavoratori rimasti senza il pagamento degli straordinari effettuati per conto della Comeco, prima che la cooperativa finisse in liquidazione.
Oltre ai compensi per gli straordinari, i lavoratori riceveranno anche le indennità mensa mancanti. Richieste che sono state inoltrate attraverso gli avvocati Emanuele Maganuco e Francesco Mascali. Prima della messa in liquidazione, Comeco era legata alla raffineria del gruppo Eni da un contratto aperto.
Non a caso, in base ai dati redatti dal commissario liquidatore dell’azienda, ammontano a circa 850 mila euro i crediti vantati dalla ex Comeco nei confronti di raffineria. Stando al provvedimento emesso dal giudice, il contratto che legava Eni alla cooperativa consentirebbe di richiedere direttamente ai dirigenti locali della multinazionale i pagamenti ancora dovuti. I legali dei novanta operai hanno chiesto l’intervento del giudice, facendo leva soprattutto sul principio della responsabilità solidale.
Se la cooperativa non paga gli operai, spetta al committente Eni coprire gli inadempimenti. I primi pagamenti destinati ai lavoratori sono già stati effettuati. La cooperativa Comeco, prima della scomparsa, era una delle più attive all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore.
Praticamente tutti i lavoratori della coop si sono rivolti ai legali per ottenere soldi mai ricevuti. I rapporti in passato avviati da Comeco nella dimensione dell’indotto dello stabilimento non hanno riguardato soltanto raffineria ma anche il gruppo Polimeri Europa, oggi Versalis.
In base alle richieste presentate dagli avvocati Emanuele Maganuco e Francesco Mascali, i lavoratori avrebbero avuto il diritto di ottenere perlomeno tutti quei pagamenti che rientrano tra le voci retributive. Un principio accolto dal giudice e che, quindi, ha sbloccato una situazione comunque connessa all’improvviso crack della cooperativa Comeco. Buona parte degli ex lavoratori sono riusciti a rientrare in fabbrica, assorbiti da altre aziende dell’indotto.
Altri, invece, circa una ventina, continuano a rimanere fuori dai cancelli di contrada Piana del Signore.