Gela. “Ho denunciato alle forze dell’ordine tutti i miei estorsori, alcuni dei quali hanno ritenuto di dovere patteggiare la pena, mentre altri sono stati già condannati a pene severissime, da poco confermate in Corte d’appello a Caltanissetta”.
“Ho denunciato la criminalità organizzata”. L’imprenditore Emanuele Mondello, titolare dell’omonimo gruppo edile, risponde alle accuse che, negli ultimi giorni, sono state mosse nei suoi confronti. Tutto ruota intorno alla vicenda dell’appalto per l’ampliamento della discarica di Timpazzo. La gara ha visto il successo dell’associazione temporanea d’imprese composta dal Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna e dal Consorzio Agoraa. In base ad una missiva, intestata all’azienda Cesaro Mac Import, la gara sarebbe stata pilotata. La lettera, fatta recapitare anche al presidente della regione Rosario Crocetta e ai magistrati della procura di Palermo, tirava in ballo l’imprenditore locale, accusandolo di aver agito proprio nell’interesse del consorzio acese. Mondello, però, smentisce tutto e va oltre. “Non è vero – scrive in una nota ufficiale – che il sottoscritto sarebbe stato sottoposto a controllo per avere curato nel settore degli appalti pubblici gli interessi del clan Rinzivillo di Gela. Il sottoscritto, infatti, per come appena dedotto, ha coraggiosamente denunziato alle forze dell’ordine i propri estortori, tra cui esponenti assai noti proprio del clan Rinzivillo ed Emmanuello. A seguito di altre e ben più approfondite indagini, l’autorità giudiziaria, nel corso della maxi inchiesta denominata “Tetragona”, ritenendo oltremodo attendibile il mio racconto e, soprattutto, fondate e provate le accuse che avevo mosso contro i miei estorsori, li ha condannati a pene altissime”.
La Cesaro esclude la paternità della missiva. Gli stessi imprenditori veneti della Cesaro Mac Import, nelle ultime ore, hanno del tutto disconosciuto la missiva. “La lettera citata, ricevuta dalla scrivente solo in data 19 dicembre 2014 – scrivono – non è su carta intestata della Cesaro Mac Import e non è firmata ma è redatta in termini tali da farla apparire risalente allo scrivente di cui vengono, in modo illecito, usurpati la qualifica di legale rappresentante ed il nome della società”.
La replica integrale del gruppo Mondello. Di seguito, l’intero contenuto della replica giunta dal gruppo Mondello.
“Vi scrivo per manifestare l’amarezza, lo sconcerto e Io sdegno suscitato dalla lettura dagli articoli apparsi sui siti internet loraquotidiano.it in data 26 dicembre 2014 a firma Giuseppe Pipitone, ilfattonisseno.it in data 26 dicembre 2014 a firma redazione, quotidian0digela.it in data 26 e 30 dicembre 2014 a firma Rosario Cauchi e visionedioggi.it in data 26 dicembre 2014 a firma Rosa Battaglia che troverebbero la loro principale, “attendibile e qualificata” fonte, e per ciò stesso sarebbero forieri di supposta ”verità” tale da giustificare il diritto di cronaca, non in un organo o un atto investigativo o giudiziario (della specie di quelli da me sopracitati, o che saranno richiamati meglio appresso, ed accessibili a tutti), quanto piuttosto nella profezia che, come il più fantasioso e farneticante degli oracoli greci, sarebbe contenuta in una missiva di dubbia provenienza che dichiarate essere stata inviata in data 9 dicembre 2014 dalla società Cesaro Mac Import S.r.l. Missiva che, invece, come facilmente desumibile (mancanza, tra gli altri, di firma da parte del legale rappresentante della società in questione ed assenza di qualsiasi riferimento (fosse solo per l’utilizzo dell’apposita carta intestata) ai dati societari del mittente), e come ulteriormente evidenziato dalla documentazione che vi trasmetto per comodità in allegato (come da regola del “diligente giornalista” e di un “fedele, veritiero e non politicizzato esercizio del diritto di cronaca, tale documentazione avrebbe dovuto essere oggetto di verifica preliminare da parte vostra), costituisce essa stessa strumento di, ovvero, reato e non notizia di esso. Ritenendo gravemente offensivi, oltre che infondati, i fatti direttamente ed indirettamente riportati nella lettera in discussione avente ad oggetto non meglio specificate irregolarità relative all’aggiudicazione della gara di appalto indetta per le lavorazioni da eseguirsi nella discarica di contrada Timpazzo, in territorio di Gela (CL), e volendo tutelare, nelle opportune sedi giudiziarie, la dignità personale, oltre che quella professionale, mia, della mia azienda e dei miei dipendenti, in data 28 dicembre 2014 chiedevo infatti alla Cesaro Mac import S.r.l. di sapere se fosse o meno vero quanto riportato dai giornalisti negli articoli in discussione, avendo intenzione di denunziare all’Autorità Giudiziaria la diffamazione a mezzo stampa così consumatasi nei riguardi miei e della mia azienda, stante l’infondatezza di tutti quanti i fatti raccontati e da Voi poi riportati, analizzati ed integrati con ulteriori notizie non corrispondenti al vero e tendenziose, e per ciò stessi lesivi dell’immagine del sottoscritto, della Mondello S.p.A. e dell’interesse e legittimo affidamento di ciascun lettore. Ebbene, in data 29 dicembre 2014 (vedasi documentazione allegata), la stessa Cesaro Mac Import S.r.l. (quella vera…ed a mezzo, questa volta si, del suo rappresentante legale) aveva a dichiarare inter alia che: “….vengono, in modo illecito, usurpati la quali?ca di legale rappresentante ed il nome della Società. L’attribuzione allo scrivente dei contenuti della suddetta nota è gravemente lesiva della onorabilità personale e di quella della società rappresentata trattandosi di illazioni pertinenti la conduzione di una gara pubblica ancora da concludere.
Essa è inoltre lesiva della reputazione commerciale della CESARO MAC IMPORT essendo la detta nota inviata a ditte operanti nel ramo impiantistico di che trattasi. Per le ragioni che precedono, e che prescindono da qualsiasi fondamento possano avere le ipotesi avanzate nello scritto che l’anonimo estensore ha fatto circolare appropriandosi in maniera fraudolenta della identità dello scrivente, la CESARO MAC IMPORT ha oggi presentato esposto al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo perché assuma tutte le iniziative necessarie per accertare la effettiva paternità dello scritto e perseguire l’estensore per i reati che potessero derivare dall’usurpazione del nome e dei titoli.”. Come se non bastasse, negli articoli di stampa sopra citati sono presenti alcuni passaggi (ultronei rispetto ai termini farneticanti di cui alla falsa missiva) che contengono ulteriori accuse e circostanze false, gratuite, ignobili, volutamente tendenziose (frutto di gravi omissioni e non corrispondenti a fatti o atti (finanche giudiziari) di tenore opposto facilmente verificabili), suggestive per il lettore e diffamanti nei confronti della mia persona e della società che rappresento. Fatti e circostanze che, peraltro, avevano già dato luogo all’esperimento della causa iscritta al n. 1238/2010 R.G., promossa, tra gli altri, dal sottoscritto e dalla Mondello S.p.A. (già l.G.C. S.r.l.) contro RCS Media Group (Corriere della Sera), Editrice La Stampa S.p.A., Società Editrice il Tempo S.r.l. e dei suoi giornalisti, per la quale proprio il 24 dicembre 2014 è stata depositata la sentenza n. 644/2014 del Tribunale di Gela (estratto allegato), che condanna i convenuti (testate giornalistiche e correlativi giornalisti) al pagamento di tutti i danni subiti a titolo di diffamazione a mezzo stampa, oltre alla reintegrazione in forma specifica a mezzo di pubblicazione sui quotidiani citati del sunto fedele della sentenza in questione, per come appresso si dirà. E, così, volendo, anche nel merito, contestare i contenuti della missiva in commento, per amore di verità è giusto che si sappia che: 1) La Mondello S.p.A. non fa parte, né via ha fatto mai parte, del consorzio stabile denominato Agoraa; 2) La Mondello S.p.A., già l.G.C. srl, è stata sottoposta ai dovuti controlli anche da parte della Dia di Roma e di Caltanissetta ma è uscita indenne da qualsivoglia accusa. In relazione alla vicenda degli appalti in L’Aquila, infatti, il rappresentante legale della l.G.C. S.r.l. (ora Mondello S.p.A.) è stato tratto a giudizio e completamente assolto dall’accusa di avere assunto subappalti non autorizzati ed in regola con la normativa antimafia; 3) Non è vero che tredici dipendenti della Mondello S.p.A. avevano, od hanno, precedenti penali anche di stampo mafioso. Nessuno dei dipendenti della società 4 5) 6) che rappresento, infatti, ha precedenti penali per 416 bis, e non potrebbe essere diversamente stante che, per come qui appresso dirò, ho denunziato alle Forze dell’Ordine tutti i miei estortori, alcuni dei quali hanno ritenuto di dovere patteggiare la pena, mentre altri sono stati già condannati a pene severissime pure recentemente confermate in Corte d’Appello, in Caltanissetta. Non è vero, poi, che il sottoscritto sarebbe stato sottoposto a controllo per avere curato nel settore degli appalti pubblici gli interessi del Clan Rinzìvillo di Gela. Il sottoscritto, infatti, per come appena dedotto, ha coraggiosamente denunziato alle Forze dell’Ordine i propri estortori, tra cui esponenti assai noti proprio del Clan Rinzìvillo ed Emmanuelle, ed a seguito di altre e ben più approfondite indagini, l’autorità giudiziaria, nel corso della maxi inchiesta denominata “Tetragona”, ritenendo oltremodo attendibile il racconto del sottoscritto e, soprattutto, fondate e provate le accuse che avevo mosso contro i miei estortori, li ha condannati a pene altissime (sentenza 232/12 del 19/12/2013 e la cui motivazione è stata depositata il 18/3/2013); Le dichiarazioni che avrebbe reso il collaboratore di giustizia Barbieri (per come, peraltro, pure precisate dalla stampa on Iine lo scorso 24 luglio 2013 – cfrhttpz/lpalermo.meridionews.it/articolo/20307lgela-il-grande-affaire-della-serra- fotovoltaica-la-replica-dei-mondellol), se lette integralmente, confermano proprio quanto già denunziato dal sottoscritto alle forze dell’ordine ed all’autorità giudiziaria, anche al cospetto dei mie estortori, e vale a dire, che il sottoscritto, per fuggire dalle minacce gravi che i mafiosi consumavano in mio danno e, soprattutto, dei familiari, ho dovuto pagare i reggenti dei clan malavitosî locali. Ciò è tanto vero che il Gip c\o il Tribunale di Caltanissetta, dottor Testaquatra, nel motivare la sentenza di condanna cui s’è appena fatto cenno, ha utilizzato anche le dichiarazioni che il collaboratore di giustizia Carmelo Barbieri aveva già reso agli inquirenti nel corso delle indagini avviatesi all’indomani della denunzia da me coraggiosamente sporta. Non è vero, poi, che il sottoscritto abbia consumato chissà quale opera di bonaria intermediazione nell’interesse dell‘ing. Manlio Munafò.
Lo scrivente, infatti, non solo non ha mai avuto rapporti personali o contatti col Munafò, ma non ha, per certo, quel potere d’intercessione per condizionare nomine o chissà cos’altro. Quanto, infine, alla suggestiva notizia relativa all’ “aggiudicazione” di alcuni lavori per la costruzione del più grande impianto fotovoltaico d’Europa in contrada Zai, nel Comune di Gela (CL), ed alla presenza —addirittura- del governatore Crocetta (l), Vi debbo, a scanso di qualsivoglia equivoco, ricordare come i lavori di che trattasi non sono affatto stati ”aggiudicati” alla Mondello SpA poiché la di loro esecuzione non è era oggetto di qualsivoglia bando di gara pubblico, bensì oggetto di proposta contrattuale pervenuta alla Mondello S.p.A. da un soggetto privato, quel’è, appunto, la cooperativa Agroverde. il contratto stipulato tra la Mondello S.p.A. e la cooperativa Agroverde. quindi, aveva, per come ha, carattere e natura privatistica. Ciò è tanto vero che la grave ed ingiustificata inadempienza de|l’Agroverde (la cooperativa non ha pagato un solo euro a fronte dei lavori eseguiti), ha portato la Mondello S.p.A. ad una gravissima crisi finanziaria tanto da dover presentare ricorso contenente la domanda di concordato preventivo, per come più approfonditamente si dirà. Per completezza in ordine alla questione relativa ai rapporti con la criminalità organizzata, a riprova del fatto che il sottoscritto ha da tempo intrapreso una battaglia contro qualsivoglia consorteria criminosa, ed affinché una volta per tutte, il sottoscritto e la società che rappresento, non siano mai più, anche solo lontanamente, accostati da Voi, come da qualsiasi altro terzo, a consorterie od attività criminose di qualunque tipo o genere (essendo il sottoscritto e la società Mondello S.p.A. vittime acclarate con sentenze emesse da Tribunali della Repubblica Italiana in nome del popolo italiano, e non i camefici che certa stampa poco attenta dolosamente o colposamente vuole dipingere), intendo comunque rendervi edotti degli altri procedimenti penali che mi vedono persona offesa e vittima di vari atti di estorsione e danneggiamento consumati in danno della mia persona, dei miei stetti congiunti, e della società che rappresento e che mi sono onorato di rappresentare in tutti questi anni: a) Procedimento penale n. 2934/11 R.G.N.R. Proc. Rep DDA c\o Tribunale di Caltanissetta; la lGC S.r.l., oggi Modello S.p.A., si è costituita parte civile nell’ambito del predetto procedimento in quanto persona offesa e danneggiata dalle ripetute estorsioni aggravate dal metodo mafioso consumatasi nell’arco di quasi un decennio, proprio in danno del sottoscritto e della società. Tale processo si è concluso con sentenza penale n. 232/2012 emessa dal Gup dott. Testaquadra e confermata recentemente anche dalla Corte d’Appello di Caltanissetta. b) Procedimento penale n. 2934/11 R.G.N.R. Proc. Rep.ca DDA c\o Tribunale di Caltanissetta – Stralcio Tetragona: il procedimento penale in commento è uno stralcio del procedimento Tetragona; si è celebrato in Gela (CL) dinanzi al Tribunale in composizione collegiale ed ha visto coinvolti tutti quegli imputati che non hanno patteggiato la pena e non hanno voluto definire il processo con il rito abbreviato dinanzi al Gup dott. Testaquatra. In questo procedimento sono costituiti parte civile la IGC S.r.l., oggi Mondello S.p.A., nonché, tra gli altri, il sottoscritto personalmente. ll procedimento si è concluso con una sentenza penale di condanna a carico degli imputati non ancora passata in giudicato. c) Procedimento penale n. 1734/11 rqnr DDA Caltanissetta – operazione c.d. ”Im‘eris”: il procedimento penale in questione vede la Mondello S.p.A. persona offesa e danneggiata per i reati di danneggiamento e furto commessi, in suo danno, da alcuni imputati, anche in questo caso, ritenuti, dagli investigatori, appartenenti a consorterie criminose locali. ll processo è in corso di celebrazione dinanzi al Tribunale di Gela in composizione collegiale. Quanto, poi, alla questione Agroverde, il mancato pagamento da parte della cooperativa pronente ha cagionato alla Mondello S. .A. una gravissima crisi in cui la società che P P 9 P 9 rappresento oggi si trova e che, quale extrema ratio e tentativo di salvataggio per il patrimonio aziendale ed i nostri creditori sociali ed al cospetto della più tacile “ed economica” (per i più) strada del fallimento, ha giustificato il deposito in data 28 luglio 2014 da parte della Mondello S.p.A. del ricorso contenente la domanda di concordato preventivo (nella forma del concordato preventivo con prosecuzione di attività, in via indiretta, ex art. 186—bis della legge fallimentare), la proposta, il piano e la documentazione tutta prevista dagli articoli 161 e seguenti della legge fallimentare (ivi inclusa la relazione del professionista indipendente incaricato che attestava la veridicità e l’attendibilità dei dati aziendali e contabili nonché la ragionevolezza, convenienza rispetto all’alternativa fallimentare e fattibilità del piano proposto ai creditori sociali). La documentazione sopra richiamata (ammontante a più di 2000 pagine e contenente, tra le altre cose, la descrizione di tutte le vicende aziendali sino a luglio 2014), risulta depositata presso la Procura della Repubblica e gli organi della procedura presso il Tribunale di Gela.
Orbene, in tutto tale contesto (costellato di denunce da me e dalla società che rappresento presentate contro esponenti della criminalità organizzata e poi sfociate in altrettante condanne per reati che spaziano a vario titolo dalle estorsioni alle minacce, ai danneggiamenti), ed alla luce degli ingentissimi sforzi profusi sino ad oggi nell’ambito della proposta di concordato preventivo per il tentativo di salvataggio della realtà aziendale, della sua forza lavoro e, volto, soprattutto, al migliore soddisfacimento di tutti i creditori sociali, secondo la relativa classe di appartenenza e sulla base del patrimonio aziendale oggi esistente e di quanto ulteriormente messo a disposizione da soci ed amministratori con risorse proprie, richiedo che anche da parte della Stampa ci si attenga strettamente a comportamenti responsabili ed aderenti alla verità delle cose, che non abbiano quale secondo (o primo) fine quello di attacchi di natura politica a mezzo di strumentalizzazione, distorsione e/o omissione di vicende afferenti il sottoscritto e la società che rappresento. La condotta così superficiale da Voi ultima consumata a vario titolo sta ledendo la reputazione e l’onorabilità della mia persona, della mia azienda e spero non metta a rischio il corso del concordato preventivo (da omologarsi, pena fallimento, a mezzo del voto positivo da esprimersi dall’adunanza dei creditori sociali), ed in relazione al quale non permetto, né permetterò, indebite intromissioni e/o irresponsabili inquinamenti diretti e/o indiretti da parte di alcuno (ivi compresi la Stampa e/o discutibili legali in cerca d’autore). Non sono più disposto a sopportare quella che ritengo, a tutti gli effetti, un’autentica persecuzione diffamatoria ai miei danni ed ai danni della società che rappresento, trattandosi di affermazioni calunniose e diffamatorie che verranno portate immediatamente all’attenzione dell’autorità giudiziaria con documenti (in parte già allegati alla presente) che dimostrano l’esatto opposto rispetto a quanto da Voi indicato e scritto, ed auspico che finalmente si faccia chiarezza sulla reale paternità della missiva in oggetto (della quale contestiamo chiaramente tutti i contenuti), su quanto è accaduto sino ad oggi, e cessi Il diffamante, preventivo, ingiustificato ed altamente irresponsabile linciaggio messo in atto ai nostri danni, per motivi a noi ignoti. Sempre per completezza, ed in riferimento proprio alle notizie meglio confutate ai punti n. 2, 3 e 4 del presente scritto, Vi debbo comunicare che il Tribunale Civile di Gela, con la 7 sentenza n. 644/2014, dello scorso 24 dicembre 2014, ha condannato le testate giornalistiche sopra citate perché avevano gratuitamente pubblicato, senza averne verificato la fonte, la genuinità della stessa e, comunque sia, la fondatezza del contenuto, quelle stesse notizie che il giornalista Pipitone a ritenuto di dover ripubblicare nell’articolo apparso su loraquotidiano.it Ritenendo, pertanto, che quanto riportato sino ad oggi negli articoli sopracitati leda pesantemente tra gli altri l’immagine, il decoro e l’onorabilità dello scrivente, della società che io stesso rappresento (la quale svolge il proprio lavoro con decoro, correttezza e rispetto), attesa anche la fase di concordato preventivo in cui la stessa si trova ed a tutela dei propri creditori sociali, con la presente chiedo l’immediata rettifica, con uguale visibilità, di quanto da Voi a vario titolo pubblicato, e Vi invito, al contempo e per il futuro, per come, peraltro, la legge sulla Stampa richiede, a compiere una scrupolosa verifica preventiva delle notizie che coinvolgono e/o possono coinvolgere in qualsiasi modo la mia persona e la società che rappresento. Resta, ovviamente, inteso che per i fatti di cui in premessa il sottoscritto riserva di sporgere, nei termini di legge, denunzia querela alla competente autorità e di esperire le più opportune azioni legali per il risarcimento di ogni danno, patrimoniale e non patrimoniale, mio e della società che rappresento. Attendo, nel breve termine, pronta ed adeguata rettifica. Saluti”.