L’affare della droga finanziava il clan Rinzivillo, la Dda chiede pesanti condanne per quattordici imputati

 
0

Gela. Sono richieste pesantissime quelle che arrivano dal pubblico

ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Maria Carolina De Pasquale.

Le richieste di condanna. Per il magistrato, infatti, il clan Rinzivillo in città si stava riorganizzando, facendo affidamento soprattutto sui soldi dello spaccio di droga. Trent’anni di reclusione sono stati chiesti per Massimo Gerbino, ventuno per Giacomo Gerbino, venti per Giuseppe Andrea Mangiameli e Giuseppe Schembri, diciannove ciascuno per Domenico Trespoli, Salvatore Di Nicola e Giuseppe Lumia, sedici anni per Baldassarre Nicosia, quindici anni per Gaetano Smecca, undici anni e mezzo per Vincenzo Florio, undici per Salvatore Cosentino e nove anni e mezzo per Roberto Cosentino. Condanne, inoltre, sono state chieste nei confronti di Valerio Longo e Davide Pardo, sei anni di reclusione a testa. Nel corso della sua lunga requisitoria, il pm ha ripercorso i punti fondamentali dell’indagine “Malleus”.

L’affare della droga. Il gruppo dei Rinzivillo, per il tramite soprattutto di Gaetano Smecca, avrebbe cercato di rinsaldare i rapporti con alcuni personaggi di spicco di cosa nostra locale. “Smecca incontrò Vincenzo Morso, referente del gruppo Emmanuello – ha detto il pm – ma anche Emanuele Rinzivillo, l’unico dei fratelli in quel periodo in libertà”. Il polo di rifornimento della droga sarebbe stato Catania, lungo l’asse costruito intorno ai rapporti con Salvatore Cosentino, Vincenzo Florio e Roberto Cosentino. “Sapevano di trattare con esponenti del gruppo mafioso dei Rinzivillo”, ha precisato in aula il pm. Le presunte strategie del gruppo venivano organizzate sia in un bar di via Venezia sia a ridosso di una parrucchieria. Se c’era chi trattava l’acquisto della droga, c’era anche chi faceva da corriere, ad iniziare da Baldassarre Nicosia. “I Rinzivillo, poi, si servivano di pusher per lo spaccio in  città”, ha proseguito il magistrato. Prima della chiusura del dibattimento, è emerso il contenuto di un’intercettazione ambientale, che secondo l’accusa proverebbe l’esistenza di una sorta di contabilità comune, messa su dagli imputati, e necessaria a sostenere economicamente le famiglie dei detenuti. Richieste di condanna alle quali dovranno rispondere i difensori degli imputati, gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Salvo Macrì, Giovanni Lomonaco, Cristina Alfieri, Giuseppe Ferrara, Giuseppe Russo e Maria Teresa Cultrera. Le loro conclusioni verranno esposte durante le prossime udienze. Ad emettere il verdetto finale, invece, sarà il collegio del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here