Gela. Vere e proprie bombe ecologiche a contatto diretto con il terreno. Le procedure di bonifica delle principali discariche di rifiuti industriali del territorio sono all’ordine del giorno di tutti gli enti competenti ormai da anni, ma poco o nulla si è mosso. Molto spesso non si riescono a rintracciare neanche gli incartamenti ufficiali che servirebbero a ricostruire quanto già fatto (seppur in minima parte). Che ci siano enormi ritardi emerge anche dall’esito dell’ultimo tavolo tecnico tenutosi al Ministero dell’ambiente poco prima di Natale. Tutti gli enti coinvolti sono stati convocati, compresi i tecnici del Comune. Ad oggi, non sembrano esserci certezze neanche sulla disponibilità finanziaria per gli interventi alla discarica Cipolla di contrada Piana del Signore, un buco nero dove nei decenni sono stati smaltiti rifiuti di ogni genere, anche altamente pericolosi. La gran parte di quello che è finito nella discarica arriverebbe dal ciclo produttivo industriale. Allo stato attuale, però, non ci sono dati certi né sull’identificazione del proprietario dell’area né su quella del “responsabile della contaminazione”. Alla Regione, si fa fatica a ricostruire la documentazione lasciata in dote dalla gestione commissariale. Dal verbale finale della riunione ministeriale emerge che “la Regione Sicilia non possiede, ad oggi, risorse disponibili della contabilità speciale da potere impegnare mentre per potere utilizzare le risorse in via ordinaria occorre individuare la proprietà dell’area”. Insomma, tutto fermo anche sul piano dei soldi da mettere a disposizione, nonostante il Piano regionale delle bonifiche preveda venti milioni di euro per il Sin di Gela. I tecnici del Comune, nelle scorse settimane, hanno effettuato sopralluoghi sia nella discarica di contrada Piana del Signore sia in quella di Marabusca (che però non rientra nel Sito di interessa nazionale). Senza dati certi non si riesce ad andare avanti né per individuare proprietari dell’area e responsabili della contaminazione né tantomeno per agire in danno. Ci sono voluti più di due anni per dare seguito ad altrettante ordinanze di interdizione delle discariche, firmate allora dall’ex sindaco Domenico Messinese. A ridosso di queste bombe ecologiche c’è anche chi fa pascolare le greggi e da poco sono spuntati cartelli che vietano l’accesso. Senza stanziamenti finanziari le discariche sono destinate a rimanere così come sono. Nel rapporto redatto dagli esperti dell’Ispra sulla discarica Cipolla di contrada Piana del Signore emerge che il sito “sembra essere privo di efficaci sistemi di drenaggio, protezione e di regimentazione delle acque superficiali”. Inoltre, “il substrato sul quale poggiano i rifiuti è caratterizzato da valori di permeabilità estremamente variabili in funzione delle caratteristiche granulometriche dei terreni che lo caratterizzano con frazioni sabbiose, limose e argillose in percentuali variabili, condizioni che a maggior ragione non permettono di garantire l’impermeabilizzazione efficace delle vasche. In tali condizioni prescindendo dai risultati ottenuti dalla campagna d’indagini è facile immaginare che nel tempo parte del rifiuto possa essere stato dilavato dalle vasche infiltrandosi nel sottosuolo”. Una disamina impietosa e nonostante tutto si procede a passi sempre più lenti.
Al tavolo, però, si è valutata la situazione anche dell’area delle vecchie discariche Eni. I tecnici hanno confrontato i dati legati alla vasca A zona 2, alla vasca A zona 1 e alla vasca A zona 3. Le procedure di bonifica della vasca A zona 2 sono i corso anche se ci vorranno almeno due anni per completare le procedure. La vasca A zona 1 invece “risulta esaurita (riempita di rifiuti) e nella quale non è presente un capping”. Rispetto alla vasca A zona 3 emerge invece che “non ha mai contenuto rifiuti e al momento risulta vuota”. In base ai dati a disposizione di Arpa Sicilia però “in tutte le vasche dove sono presenti rifiuti non è stato realizzato nessun intervento al di sotto del corpo rifiuti e questi ultimi sono in continuità con il terreno sottostante”. Tra tavoli tecnici e riunioni ministeriali, passano gli anni ma gli interventi scarseggiano mentre la politica spesso guarda dall’altra parte.