Gela. Il comunicato ufficiale è stato pubblicato oggi sul sito di Invitalia, la struttura governativa che ha coordinato le attività dell’area di crisi complessa e gestito i venticinque milioni dell’accordo di programma. Risultato, al momento, un unico progetto finanziato. Alla fine, i responsabili di Invitalia confermano che sul territorio ha superato tutte le fasi preliminari solo il progetto della Brunetti Packaging, con un finanziamento da 4.413.308,25 euro (come da tabella ufficiale) a fronte di un investimento complessivo di 5 milioni e 800 mila euro. In base ai dati forniti, ventuno posti di lavoro. “Questo investimento – afferma l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri – conferma il nostro sostegno, soprattutto nelle regioni del Sud, alle imprese che puntano sull’innovazione per acquisire competitività e creare opportunità di lavoro sul territorio. Lavoriamo costantemente per riattivare lo sviluppo nelle aree, come quella di Gela, che hanno un forte bisogno di reagire alle difficoltà create dalla crisi economica”. In totale, però, governo e Regione avevano messo a disposizione venticinque milioni di euro per un’area di crisi complessa che raggruppa più di venti Comuni. Numeri che i sindacati hanno subito bollato come insufficienti. Che ne sarà degli altri soldi? Oltre alla proposta della Brunetti Packaging, “in istruttoria” c’era quella della Capital srl, per un finanziamento da 1.494.440,44 euro e undici posti di lavoro nel settore alberghiero. In totale, sono state presentate solo sei domande.
“Il piano prevede la realizzazione di un nuovo impianto per la produzione di packaging in PET destinato al settore dell’ortofrutta e dei piatti pronti – si legge nella nota di Invitalia – grazie all’acquisto di moderni macchinari, sarà utilizzata la tecnica della termoformatura per realizzare imballaggi con caratteristiche innovative e maggiormente efficaci nel preservare la qualità e la sicurezza degli alimenti. La materia prima sarà costituita da plastiche riciclate provenienti dal territorio, innescando quindi un ciclo virtuoso di riutilizzo dei materiali”. L’intenzione dell’amministrazione comunale sarebbe rinegoziare le condizioni dell’accordo di programma, come spiegato negli scorsi mesi dal vicesindaco Terenziano Di Stefano, che ha parlato di “fallimento” nel descrivere l’esito del primo bando. Il governo ha aperto uno spiraglio sulle aree di crisi. E’ stata approvata e pubblicata la normativa che riforma la precedente disciplina e porta la firma del ministro Stefano Patuanelli. Criteri meno restrittivi, da un punto di vista di disponibilità economiche da investire, sembrano essere i cardini degli interventi di modifica. Sul piano pratico, dovrebbe servire ad allargare la potenziale platea di aziende selezionabili per ambire ai milioni di euro ancora in ballo. Cosa ne sarà di questi soldi è difficile dirlo. Anche gli esponenti locali del Movimento cinque stelle hanno appena spiegato di non aver mai condiviso i contenuti dell’Accordo di programma, nonostante la firma apposta dall’allora ministero allo sviluppo economico Luigi Di Maio.