Gela. Con l’investimento sulla base gas a rischio, come hanno spiegato anche i manager di Enimed, politica e sindacato hanno deciso di fare fronte comune, nel tentativo di evitare la conseguenza peggiore, ovvero il taglio del progetto. Si tratta della parte finanziariamente più consistente messa sul tavolo da Eni, già al momento della firma del protocollo di intesa di cinque anni fa. Questa mattina, il sindaco Lucio Greco e il suo vice Terenziano Di Stefano, che ha la delega allo sviluppo economico, hanno incontrato le segreterie confederali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl e quelle di categoria. C’è la necessità di fare in fretta. Il tavolo sarà permanente e sempre aperto. Si guarda però a Roma. C’è stata la decisione di scrivere alla presidenza del consiglio dei ministri e ai ministeri competenti, sviluppo economico e ambiente. I cantieri per la base gas non potranno iniziare senza la proroga della Valutazione di impatto ambientale. La procedura, però, va a rilento e se non si dovesse sbloccare entro ottobre, allora Eni potrebbe fare un passo indietro. “Non possiamo permetterlo”, dicono il sindaco e l’assessore.
Alla convocazione hanno risposto i confederali Ignazio Giudice, Emanuele Gallo, Maurizio Castania e Andrea Alario e i segretari del settore energia, Francesco Emiliani e Gaetano Catania. Per ora, hanno messo da parte eventuali visioni differenti sugli sviluppi degli investimenti della multinazionale e chiedono che governo e ministeri li ricevano. “Il tavolo sul protocollo di intesa è fermo dall’aprile del 2017 – dice Di Stefano – va riattivato per rilanciare la questione Gela”. Al momento, non trapela altro, anche se tutte le parti starebbero mettendo a punto gli ultimi particolari, per poi inviare la richiesta. Se la green refinery, nonostante le difficoltà tecniche di avvio, sembra poter andare a regime entro le prossime settimane; la base gas, invece, rimane appesa al filo delle risposte ministeriali.