Indotto Eni, l’accordo di luglio? Un lontano ricordo: Corsi mai attivati

 
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Gela. A quasi un anno di distanza dalla firma definitiva del protocollo che sarebbe dovuto servire a mettere in campo le misure più urgenti per la tutela degli oltre cento lavoratori rimasti fuori dal ciclo produttivo dell’indotto Eni, ben poco è stato fatto.

Sembra praticamente caduto nel dimenticatoio uno dei punti più attesi: quello relativo ai corsi di riqualificazione che avrebbero dovuto permettere agli operai senza lavoro di formarsi aldilà delle loro originarie competenze.
Che fine hanno fatto i corsi? In realtà, non sono mai iniziati per il semplice motivo che non sono mai stati neanche organizzati. Una falla che non sembra potersi sanare entro i prossimi mesi. Non a caso, il malumore dei lavoratori rimasti fuori dalla fabbrica, e con pochi salvagente a disposizione, è sempre maggiore.
Neanche i loro rappresentanti sindacali, in questi lunghi mesi, hanno più saputo nulla delle mosse da intraprendere per dare attuazione al protocollo dello scorso luglio.
I corsi di riqualificazione non si fanno e, intanto, gli imprenditori impegnati all’interno dell’indotto Eni scelgono la strada delle assunzioni esterne quando non individuano, nel bacino formato dagli operai rimasti fuori, le professionalità necessarie alle loro esigenze. Competenze e professionalità che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto fornire proprio i periodi di formazione indicati nell’accordo siglato dalle parti sociali.
Addirittura, all’indomani della firma, era stata paventata l’ipotesi dell’utilizzo di una parte degli operai in eccesso al di fuori della fabbrica.
I funzionari provinciali, sempre in linea di massima, avrebbero dovuto mettere in campo risorse per circa 15 milioni di euro.

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