Indotto Eni, boom delle società interinali: no dei sindacati agli operai a tempo

 
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Gela. L’indotto della fabbrica Eni continua a confermarsi un teatro decisamente molto movimentato, in attesa che si definisca l’intera vertenza degli oltre cento operai di Smim e Tucam.

Nonostante i posti di lavoro tra le aziende che operano su commessa della multinazionale vengano visti da molti come l’ultima speranza alla quale aggrapparsi, diventa sempre più ampio lo spazio occupato dalle agenzie di lavoro interinale.
Ovvero, fornitura su richiesta di operai.
Dipendenti destinati a rimanere a disposizione delle imprese che li richiedono solo per qualche mese senza gravare eccessivamente sul loro organigramma. Il lavoro manca ma queste forme di approvvigionamento sono sempre più diffuse.
Un controsenso? Sì, almeno stando alle posizioni ufficiali assunte dai segretari sindacali dei metalmeccanici Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese. Proprio i rappresentanti provinciali di Fiom, Fim e Uilm hanno illustrato la questione davanti al prefetto di Caltanissetta Carmine Valente.
La tesi è semplice, stop alla fornitura di lavoratori interinali e spazio, invece, a quegli operai che, dopo anni di servizio, sono usciti dai cancelli dello stabilimento senza farvi ritorno. Il ruolo delle agenzie che si occupano di fornire lavoratori internali non viene visto di buon occhio neanche dai segretari delle confederazioni sindacali che, anche durante la trattativa ancora in piedi sul caso Smim e Tucam, hanno ribadito il concetto.
Stop alla fornitura di operai usa e getta. Intanto, i centoquarantacinque lavoratori ancora in bilico, compresi quelli della lista di disponibilità fuoriuscita dal protocollo firmato nell’estate di due anni fa, attendono novità sul rientro in fabbrica, magari tra le fila di Sicilsaldo ed Ergo Meccanica, aggiudicatarie del nuovo contratto quadro di manutenzione.  

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