Gela. L’indotto della fabbrica Eni si riconferma in difficoltà. Questa volta, l’emergenza si chiama Rendelin e coinvolge dieci lavoratori del gruppo partenopeo. L’azienda, infatti, dopo diversi anni di servizio, ha perso il contratto del settore bonifiche assegnato, invece, alla ragusana Ekso.
Così, i dirigenti hanno già comunicato la volontà di tagliare definitivamente il personale a disposizione. I dieci operai, però, non sembrano rientrare nei programmi dei manager iblei.
La Ekso, infatti, sarebbe disposta ad assorbire solo tre dei lavoratori ex Rendelin: una soluzione non condivisa dai sindacalisti di Fiom, Fim e Uilm. Per questa ragione, lunedì prossimo, i responsabili del gruppo ragusano incontreranno, davanti ad uno dei tavoli dell’ufficio provinciale del lavoro, i segretari dei metalmeccanici Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese.
L’obiettivo è sbloccare la trattativa ed evitare che dieci lavoratori possano trovarsi senza occupazione. Destino, il loro, molto simile a quello dei trenta operai ex Remosa che, adesso, aspettano una chiamata dal gruppo Amarù, aggiudicatario dell’appalto per le macchine rotanti.
L’azienda guidata dall’attuale presidente provinciale di Confindustria, infatti, assorbirà quattordici operatori: gli altri, invece, potrebbero entrare in organico solo dopo il riavvio delle due linee di produzione Eni attualmente ferme. Insomma, solo un aumento di commesse potrebbe aprire le porte agli operai in attesa.
L’indotto, quindi, non smette di suscitare preoccupazioni davanti ad una situazione generale tutt’altro che rosea: in attesa, del riavvio delle due linee al momento ferme.