Gela. Le indagini sulla morte del quarantacinquenne Gianfranco Di Natale devono proseguire. Il gip del tribunale di Palermo Filippo Serio ha accolto l’opposizione all’archiviazione presentata dai familiari del dipendente Eni, deceduto nell’ottobre di un anno fa all’Ismett. Colto da un malore, venne inizialmente ricoverato a Vittoria e poi a Ragusa. L’aggravamento delle sue condizioni indusse i medici iblei a disporre il trasferimento a Palermo. La famiglia ha fin dal primo momento chiesto degli accertamenti, collegando il decesso all’attività lavorativa, svolta in un campo estrattivo ad ovest di Bassora, in Iraq. Al termine dei primi accertamenti investigativi, i pm palermitani avevano chiesto di archiviare, spiegando che anche la perizia specialistica non aveva fatto emergere possibili anomalie alla base della morte. Per gli esperti, la fine del dipendente Eni sarebbe stata determinata da “un terminale arresto cardiaco-circolatorio quale esito di insufficienza multi organo secondaria e shock cardiogeno da infarto del miocardio a coronarie indenni”. Non è “risultata assunzione di sostanze esogene” o la presenza di “metalli pesanti”. Conclusioni che hanno convinto anche il gip. Per il giudice, però, altri aspetti vanno verificati. Sembra che l’ipotesi del contatto con sostanze pericolose sia stata esclusa. Il legale dei familiari, l’avvocato Rocco Cutini, ha presentato una formale opposizione alla richiesta di archiviazione dell’indagine, avanzata invece dai magistrati palermitani. La scorsa settimana, ha illustrato ulteriori elementi al gip. Secondo quanto spiegato, andrebbero valutati i dati del quadro clinico di Di Natale, prima della sua ultima partenza per l’Iraq. L’operatore fu sottoposto a visita in una clinica di Milano. Per il legale, avrebbe ottenuto l’autorizzazione alla partenza, nonostante “una patologia cardiovascolare con rischio cardiovascolare”.
Il gip, nelle motivazioni, scrive che bisognerà accertare se il tipo di mansioni assegnate a Di Natale nel campo iracheno fosse adatto alle sue condizioni. Per questo, ha assegnato altri sei mei ai pm della procura palermitana, che come chiesto dal legale della famiglia dovranno verificare il possibile nesso tra la morte e le condizioni dell’operatore, che effettuava fasi di attività nel campo iracheno, intervallati da rientri in Italia. Nello stesso periodo, perse la vita un altro lavoratore impegnato nel campo iracheno, Filippo Russello. Fu costretto ad un delicato intervento chirurgico, invece, un collega dei due operatori, colpito da ictus.