Gela. Il dibattimento è stato aperto e per la procura ci furono presunte omissioni sugli interventi di bonifica delle falde nell’area che ricade nel sito industriale di Eni. Le contestazioni vengono mosse a manager e tecnici sia di Raffineria che dell’ex Syndial, oggi Eni Rewind. Sono a processo Alfredo Barbaro, Ignazio Arces, Massimo Lo Faso, Claudia Di Marco, Marcello Tarantino, Arturo Anania, Calogero Sciascia, Luca Pardo, Sandro Oliveri, Gianluca D’Aquila, Silvio Ristagno e Pasquale Maltese. Questa mattina, in aula, i legali degli imputati hanno posto delle eccezioni preliminari anche rispetto alle proroghe nella fase di indagine. Hanno spiegato che le attività proseguirono pur in assenza di un provvedimento effettivo che ne autorizzasse la proroga. Saranno elementi che il giudice D’Amore potrà valutare successivamente. Il magistrato ha autorizzato la costituzione delle parti civili.
I legali delle associazioni Wwf-Sicilia centrale, Aria Nuova e Amici della Terra (gli avvocati Salvatore Patrì e Joseph Donegani) hanno ribadito le ragioni della presenza in giudizio. Lo stesso aveva già fatto, nel corso della precedente udienza, l’Avvocatura dello Stato in rappresentanza del Ministero dell’ambiente (con il legale Giuseppe Laspina). Ritengono ci siano stati danni per le mancate bonifiche che vengono contestate agli imputati. Da Eni, anche in fase di indagine, esclusero violazioni, riferendo di voler chiarire nel corso del giudizio. Gli approfondimenti investigativi sono stati condotti dai militari della capitaneria di porto e dai poliziotti del commissariato, coordinati dai pm, principalmente sul ciclo degli impianti Taf, per il trattamento delle acque di falda, e Tas, per le acque di scarico. Nel corso dell’inchiesta furono eseguiti provvedimenti di sequestro. Il pm Mario Calabrese ha chiesto una perizia sul contenuto di alcune intercettazioni.