Gela. Sarà la Corte di Cassazione a valutare i ricorsi degli imputati, per i fatti che portarono alla morte dell’operaio riesino Gaetano Accardi, vittima di un grave incidente in uno dei cantieri della rete idrica a Manfria. Fu colpito da un escavatore in movimento e le ferite riportate si rivelarono decisive. In primo e secondo grado, sono state pronunciate condanne per Carmelo Vasta, della proprietà dell’azienda “Divina acquedotti” (che si occupava dei lavori), e per l’operaio Rosario Innaco, che manovrava l’escavatore. In appello, lo scorso dicembre, i giudici di appello di Caltanissetta confermarono la pronuncia del giudice del tribunale di Gela. Due anni e un mese di detenzione per Vasta e due anni e due mesi per Innaco. Rispetto alla pronuncia del giudice del tribunale gelese, c’è stata la riduzione di un mese solo per Vasta (da due anni e due mesi a due anni e un mese di detenzione). Anche in appello, è stato sostenuto che ci furono violazioni in materia di sicurezza, tali da aver determinato l’incidente. Le difese, dopo il deposito delle motivazioni, hanno predisposto i ricorsi, che saranno valutati dalla Cassazione. Sarà chiesto di rivedere la decisione di appello, per arrivare all’annullamento. I legali escludono che i due imputati possano aver contribuito alle drammatiche conseguenze, con la morte di Accardi.
I legali Marco Ministeri, Angelo Cafà e Vincenzo Vitello, hanno deciso di impugnare le condanne, per omicidio colposo. Erano stati riconosciuti ai familiari dell’operaio morto (costituiti parti civili con gli avvocati Maria Francesca Assennato e Carmelo Terranova), il diritto al risarcimento dei danni e provvisionali per un totale di circa 150 mila euro.