Inchiesta Timpazzo, presunte irregolarità su smaltimento e vasche: documentazione difensiva

L'indagine ha toccato un periodo fino al 2023

09 dicembre 2025 19:35
Inchiesta Timpazzo, presunte irregolarità su smaltimento e vasche: documentazione difensiva  -
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Gela. Documentazione tecnica e autorizzativa, legata al ciclo della piattaforma di Timpazzo, avanzata dalla difesa, in sede di udienza preliminare, per fatti che riguardano direttamente presunte irregolarità nella filiera dello smaltimento dei rifiuti e nella gestione delle vasche dismesse A-B e C-D. Gli atti saranno analizzati dalla procura e dal gup Serena Berenato. Per i legali degli imputati, a partire dall'attuale manager di Impianti Srr, l'ingegnere Giovanna Picone, possono essere importanti rispetto alle contestazioni mosse e maturate al termine di un'indagine che ha toccato un periodo fino al 2023. Oltre che al manager Picone, alla guida della società che gestisce il sito di Timpazzo e il servizio rifiuti in tutti i comuni dell'ambito, compreso quello di Gela, le accuse vengono mosse all'allora responsabile tecnico Salvatore Parlatore, ai riferimenti attuali di Ato Cl2 in liquidazione, il commissario Giuseppe Lucisano e il responsabile tecnico Giuseppe Messina, e alle due società. Secondo i pm, ci sarebbe stata una violazione della normativa sui controlli e sul monitoraggio. Tra le contestazioni, la fuoriuscita di percolato. Sarebbe mancato il sistema di captazione e trattamento del biogas, con “emissioni inquinanti in atmosfera”. Stando agli inquirenti, i riferimenti di Impianti Srr, fin dal 2021 a Timpazzo, avrebbero smaltito rifiuti non conformi di vario tipo, compresi quelli organici e dell'emergenza Covid, abbandonando nelle aree limitrofe alla vasca E (l'unica attiva nella piattaforma integrata), nei canali di raccolta delle acque piovane e nelle strade di servizio, “rifiuti plastici e rifiuti organici coperti in maniera non idonea e non trattati”. Sullo stato delle due vasche dismesse, attualmente in attesa di un passaggio definitivo da Ato a Srr4, avrebbe influito l'assenza di copertura. I riferimenti di Ato non avrebbero condotto le attività necessarie di manutenzione, contribuendo alla “fuoriuscita dei rifiuti precedentemente abbancati”, compreso amianto. Sarebbero stati abbandonati, ancora, “cassonetti, materiali e teli dismessi”, e omesse le attività per la raccolta e il trattamento delle acque meteoriche, che raggiungendo il corpo della discarica e i rifiuti “non adeguatamente trattati” avrebbero generato reflui industriali. Più in generale, per i pm, le presunte omissioni e violazioni, sia per ciò che concerne Impianti Srr sia rispetto all'Ato Cl2 in liquidazione, sarebbero alla base del “superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione e di rischio del sito di Timpazzo” incidendo “sul suolo, sull'aria e sulla falda”. La documentazione difensiva è volta invece a escludere presunte irregolarità, dato il rilascio di autorizzazioni su più fronti, vagliate dalla Regione. Gli imputati e le società sono difesi dagli avvocati Rosa Garofalo, Carmelo Lombardo, Antonio Cozza e Antonio Miriello. In aula, davanti al gup Serena Berenato, si tornerà il prossimo marzo.

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