Gela. Il giudizio in Corte d’appello doveva servire a rideterminare l’ammontare complessivo della pena irrogatagli, a conclusione del giudizio scaturito dall’inchiesta antimafia “Agorà”. I giudici della Corte di Cassazione avevano in parte accolto il ricorso della difesa del sessantunenne Emanuele Palazzo, ritenuto tra i referenti principali della stidda locale. Negli scorsi giorni, è deceduto. La difesa, sostenuta dall’avvocato Maurizio Scicolone, chiederà l’estinzione dei reati per l’intervenuta morte dell’imputato. Palazzo fu la figura di riferimento dell’intera inchiesta, anche se nel corso dei vari gradi di giudizio l’entità della condanna si ridusse fino ai quattro anni e otto mesi, definiti dopo la decisione della Corte di Cassazione.
I giudici romani, in relazione all’ammontare della condanna, accolsero i motivi di ricorso della difesa, decidendo di annullare con rinvio, così da permettere ai magistrati nisseni della Corte d’Appello di rideterminare l’entità della pena definitiva. Il decesso dell’imputato, però, porterà a chiedere l’estinzione dei reati che gli vengono contestati.