Gela. L’inchiesta venne ribattezzata “Parenti serpenti” e portò anche ad arresti, soprattutto per spaccio di droga. Fatti, risalenti nel tempo, che il collegio penale del tribunale ha accertato, come ormai prescritti. Si è chiuso con un “non doversi procedere”, proprio per prescrizione, il dibattimento aperto nei confronti di Vincenzo Blanco, Giuseppe Morello, Giovanni Rinzivillo (1992), Filippo Sciandrello e Salvatore Scordio. Il dispositivo è stato letto dal presidente, Miriam D’Amore. Al termine della requisitoria, il pm Ubaldo Leo, ha indicato proprio la prescrizione per quasi tutti i capi di imputazione, ad eccezione di due, che erano addebitati a Rinzivillo e Scordio. Per la posizione dello stesso Rinzivillo ha concluso con una richiesta di condanna a quattro anni di reclusione, per la cessione di un panetto di hashish. E’ stata chiesta l’assoluzione, invece, per la vicenda legata a Scordio.
Secondo il pm, la droga veniva spesso fornita ad altri pusher, che a loro volta la rivendevano. Anche per i fatti contestati a Rinzivillo e Scordio, però, il collegio penale ha accertato l’intervenuta prescrizione. I difensori, gli avvocati Flavio Sinatra, Giovanni Cannizzaro, Nicoletta Cauchi e Paola Carfì, hanno insistito per un’assoluzione nel merito, ritenendo che i fatti ricostruiti dagli investigatori non fossero legati allo spaccio di droga ma al consumo, tra giovani. Gli imputati hanno sempre negato di aver venduto droga. I giudici hanno accertato l’intervenuta prescrizione, che chiude il procedimento.