Inchiesta Ipab "Aldisio", rinviati a giudizio Tandurella, Mauro, Bennici e Scerra: assolto Bartoli
Tandurella è stato assolto per tre capi di imputazione ma rinviato a giudizio per gli altri. Assolti gli imputati che avevano optato per il giudizio abbreviato
Gela. Le vicende che ruotarono intorno all'Ipab “Aldisio” saranno valutate nel dibattimento, almeno per quanto concerne le posizioni dell'ex riferimento del cda, don Giovanni Tandurella, e del management della società “La Fenice”, che gestì per un certo lasso di tempo le strutture della casa di ospitalità. A processo vanno pure, infatti, l'ingegnere Renato Mauro, alla testa della società, e gli ex consiglieri comunali Sandra Bennici (dirigente provinciale di Fratelli d'Italia) e Salvatore Scerra. Il giudizio è fissato per maggio prossimo. La decisione è del gup del tribunale Serena Berenato. Assolti, invece, gli imputati che hanno optato per il giudizio abbreviato. Si tratta del notaio Andrea Bartoli e di Giovanni Tirrito, Rosario Moscato, Anna Rita Tandurella, Benedetto Decaro, Giovanni Decaro, Denny Decaro, Matteo Vella, Francesca Mendola e Maria Palumbo. Tandurella, difeso dall'avvocato Giovanna Zappulla, è stato assolto per tre capi di imputazione (falsità ideologica, impiego di denaro di provenienza illecita e malversazione). La condanna in abbreviato, fino a due anni, e il rinvio a giudizio per l'ordinario, erano le conclusioni del pm Luigi Lo Valvo, che ha ricostruito le presunte irregolarità nella gestione dell'Ipab, soprattutto rispetto al ruolo di Tandurella. Parti civili sono ex ospiti dell'Ipab e loro familiari, con i legali Giuseppe Fiorenza e Liliana Bellardita, che avevano concluso per il riconoscimento della responsabilità penale degli imputati. Stando alle accuse, il sacerdote avrebbe favorito, dietro presunti patti corruttivi, l'intesa con la società privata "La Fenice", che per una fase riuscì a portare avanti le attività nella struttura pubblica di assistenza. L'accordo tra l'Ipab e la società privata fu annullato dal commissario regionale Giuseppe Lucisano, successivamente insediatosi. Mauro, Bennici e Scerra sono difesi dai legali Giacomo Ventura, Flavio Sinatra e Valentina Lo Porto e Ruggero Razza, che hanno respinto la richiesta di rinvio a giudizio, sottolineando l'infondatezza delle presunte irregolarità. Tra i legali di difesa, gli avvocati Filippo Spina, Francesco Incardona, Elio Lembati, Maria Alba Nicotra ed Enrico Trantino.
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