Gela. Le indagini sono state chiuse e si attende la fissazione dell’udienza preliminare. L’inchiesta condotta dai pm della procura e dai carabinieri riguarda le presunte irregolarità nella gestione dell’Ipab “Aldisio”, nel periodo della guida di don Giovanni Tandurella. Per il sacerdote, che a settembre aveva ottenuto la revoca degli arresti domiciliari, arriva una decisione di annullamento da parte della Cassazione. Vengono meno le misure restrittive personali che erano ancora in atto. Torna libero, in attesa di presentarsi davanti al gup, insieme agli altri indagati, in totale quattordici, oltre alla società “La Fenice” che ottenne la gestione di strutture e servizi della casa di riposo, secondo le contestazioni in maniera irregolare. Tra le accuse mosse dagli inquirenti c’è anche quella di corruzione. Il ricorso della difesa di Tandurella, assistito dall’avvocato Giovanna Zappulla, è stato accolto. Il sacerdote e il legale hanno sempre respinto gli addebiti, anche rispetto ad altri capi che vengono avanzati nei confronti dell’ex guida dell’Ipab, che fu poi commissariata dalla Regione. Proprio nel periodo commissariale vennero dichiarati nulli tutti gli atti del rapporto contrattuale instaurato dalla struttura di Caposoprano con la società “La Fenice”.
Oltre che nei confronti del sacerdote, l’indagine si è mossa sulle posizioni dei vertici della società privata ma anche di professionisti e responsabili della struttura. L’annullamento è stato deciso senza rinvio. Per la difesa, non c’erano più le condizioni per mantenere le misure. I giudici romani, in precedenza, non avevano accolto il ricorso contro le misure reali. La stessa Cassazione, inoltre, ha respinto il ricorso della procura che contestava l’annullamento deciso mesi fa dal riesame, rispetto a due ipotesi addebitate sempre a don Tandurella.