Gela. In aula, davanti al gup, si tornerà a marzo del prossimo anno. Un difetto di notifica per uno degli imputati ha fatto slittare l’avvio dell’udienza preliminare fissata per la vicenda dell’Ipab “Aldisio”. L’ex gestione della casa di riposo di Caposoprano fu al centro di un’ampia indagine, maturata anche su ipotesi di reato legate alla corruzione. L’attenzione si concentro’ anzitutto su don Giovanni Tandurella, già ai vertici della storica struttura, poi commissariata dalla Regione e ora affidata ad un nuovo consiglio di amministrazione. Oltre che per il sacerdote, misure, ma meno gravi, vennero eseguite a carico dell’ingegnere Renato Mauro (tra i riferimenti della società privata “La Fenice” che ottenne la gestione di diverse strutture dell’Ipab), dell’ex consigliere comunale Sandra Bennici e dell’attuale consigliere FdI Salvatore Scerra. Le restrizioni nei loro confronti, successivamente, vennero meno. Per gli investigatori, uno dei nodi delle presunte irregolarità sarebbe da individuare proprio nel rapporto tra l’ex gestione Ipab e la società “La Fenice”. Al sacerdote vengono poi contestati episodi legati all’ottenimento di lasciti degli ospiti della casa di riposo e presunte irregolarità anche rispetto alla destinazione di fondi per acquisizioni private. Accuse che in fase di indagine sono state respinte. La procura formalizzò la richiesta di rinvio a giudizio. Sarà il gup a pronunciarsi.
In fase di indagine, infine, vennero effettuati sequestri. Dal gup ne rispondono, inoltre, Matteo Vella, Francesca Mendola, Rosario Moscato, Andrea Bartoli, Maria Palumbo, Giovanni Tirrito, Anna Rita Tandurella, Benedetto Decaro, Giovanni Decaro, Denny Decaro e la stessa società “La Fenice”. Tra i difensori degli imputati ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Giovanna Zappulla, Flavio Sinatra, Valentina Lo Porto, Filippo Spina e Francesco Incardona. Non è da escludere che nel corso della prossima udienza possano esserci richieste di costituzione di parte civile, da formalizzare.