Gela. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno confermato la decisione emessa dal collegio penale del tribunale di Gela. E’ stato assolto Nicolò Cassarà, già titolare, insieme ai familiari, di una cava di inerti. Diversi anni fa, venne coinvolto nell’inchiesta antimafia “Fabula”, con l’accusa di aver preso parte alle imposizioni estorsive ai danni degli imprenditori Sandro Missuto e Francesco Cammarata, che nel procedimento si sono costituiti parti civili (con gli avvocati Antonio Gagliano e Luigi Miceli Tagliavia). Anche i giudici di secondo grado, però, hanno escluso un ruolo dell’imputato, difeso dall’avvocato Giovanni Lomonaco. L’assoluzione emessa dai magistrati del tribunale gelese venne impugnata in secondo grado dalla procura e al termine dell’attività istruttoria, intanto riaperta, è stata chiesta la condanna ad otto anni di detenzione. La difesa di Cassarà ha ripercorso le fasi principali anche del giudizio nisseno, indicando quanto riferito dal collaboratore di giustizia Roberto Di Stefano, a sua volta coinvolto nell’indagine, che ha confermato l’estraneità dell’imputato ad ogni tipo di pressione per la messa a posto. Lo stesso Cassarà spiegò che l’attività della famiglia fu presa di mira, con danneggiamenti.
Si è sempre considerato vittima dei clan e la difesa è ritornata sulla sua opera di convincimento, che spinse sia Roberto Di Stefano che Emanuele Terlati a collaborare con la giustizia. Per la difesa, non ci furono mai veri riscontri su presunte promesse di aggiustare sentenze o addirittura pilotare procedimenti giudiziari. A Cassarà veniva inoltre contestato di aver millantato rapporti con i servizi segreti. I giudici di appello hanno confermato l’assoluzione e depositeranno le motivazioni.