Gela. Non sussistono più le esigenze investigative per giustificare la misura degli arresti domiciliari imposta all’imprenditore settantenne Emanuele Catania. I giudici del collegio penale del tribunale, davanti al quale è a processo insieme ad altri coinvolti nell’inchiesta “Extra fines”, hanno revocato la misura. La richiesta è stata inoltrata dal difensore di fiducia, l’avvocato Giacomo Ventura. Il legale ha fatto leva anche su quanto sta emergendo dal dibattimento. Secondo la linea difensiva, Catania e le sue società, attive nel settore ittico, non avrebbero avuto alcun collegamento con il gruppo mafioso dei Rinzivillo, adesso capeggiato da Salvatore Rinzivillo, a sua volta coinvolto nell’inchiesta. La difesa di Catania, fin dal momento dell’arresto, ha sempre tratteggiato uno scenario imprenditoriale che non avrebbe mai avuto contatti con gruppi criminali.
Nel marzo di un anno fa, arrivò la revoca della custodia cautelare in carcere, sempre richiesta dal difensore (adesso unico legale dopo la revoca dell’avvocato Giulia Bongiorno). L’imprenditore, davanti al gip che lo sentì dopo l’arresto, si è definito vittima della mafia.