Incertezza in raffineria, i quadri contro la politica: “C’è un nuovo medioevo”

 
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Gela. Il momento d’incertezza che si vive tra i reparti della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore è ben visibile anche davanti alle inedite, e sempre più costanti, prese di posizione dei quadri impiegati in raffineria.

Questa volta, le loro critiche, non troppo velate, si rivolgono direttamente alla politica locale.
“Siamo spettatori di politiche d’attesa e di rinvio – scrivono amministrativi e tecnici della fabbrica a conclusione della loro assemblea – causate da condizionamenti culturali che oggi trovano nella politica una rappresentanza che parla alla pancia della gente e solo a quella. Il raddoppio delle royalties, la chiusura intransigente a politiche di esplorazione ed innovazione, l’incomunicabilità tecnica su questioni ambientali e industriali sta generando un nuovo medioevo”.
I quadri, infatti, temono che il fermo della produzione, legato alle recenti inchieste avviate dai magistrati della procura e ai ritardi nell’esame degli aggiornamenti dell’autorizzazione integrata ambientale, possa produrre conseguenze irreparabili davanti ad una crisi dell’intero settore petrolifero e della trasformazione.
“La somma di eventi che ha in comune una consolidata sottovalutazione dei tempi industriali, di chiare scelte di regolamentazione ambientale, di accordi territoriali per il lavoro e di come si rilanciano opportunità d’impresa, sta producendo uno stallo che prelude ad un arretramento del nostro territorio – concludono – se, come temiamo, dopo la conferenza di servizi del 27 maggio, si continuerà con rinvii, mezze verità e scarsa chiarezza, ognuno, nessuno escluso, dovrà assumersi la responsabilità di aver dissipato, per manifesta incapacità, opportunità di sviluppo, lavoro e tranquillità sociale”.

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