“In città non esiste il modello Gela”, Cafa’: “È grottesco, sostenuto dalla destra”

 
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L'avvocato Paolo Cafà

Gela. “Un modello Gela grottesco”. L’avvocato Paolo Cafa’ si conferma del tutto distante dal percorso che i progressisti vogliono consolidate intorno al governo cittadino del sindaco Di Stefano. Secondo Cafa’, non c’è una linea progressista in città perché nella coalizione del sindaco ci sono anche i lombardiani dell’Mpa. “Non ho ben capito quale sarebbe il modello Gela contro le destre, se in città le destre già sono inciuciate nell’amministrazione comunale e il modello Gela non è altro che la prosecuzione del modello Greco, cioè un Greco bis tutt’altro che velato che ha portato la città al dissesto. Sento parlare di modello esportabile e di inviti al Pd nazionale a prendere esempio da Gela. Ci viene da sorridere – dice – a Gela, lo ricordo a futura memoria, il sindaco civico destrorso, dai trascorsi autonomisti nell’Mpa di Raffaele Lombardo, già vicesindaco nella giunta Greco e amministratore per quasi quattro anni, ha ottenuto l’investitura dal Pd e dal M5s, perché così era stato deciso a tavolino fin dalle sue dimissioni e in odio a Donegani e ad altri candidati più marcatamente di sinistra”.

Cafa’ richiama l’accordo “sottobanco” con Scerra e non solo. “La coalizione del sindaco vittorioso parte con sette liste ed arriva solo con tre a superare lo sbarramento del 5 per cento, al ballottaggio non si allea con chi era più naturale, ma preferisce farlo sottobanco con il candidato sindaco di destra, con colui che si era autodefinito il figlio del popolo, vincendo facile e ripescando consiglieri comunali che al primo turno si erano piazzati fino al sesto posto, ciò per volontà condivisa di sedicenti leader i cui affini e parenti erano stati bocciati dagli elettori. Certo – aggiunge – dal punto di vista degli interessi personali non c’è che dire, un bel modello visto che a governare sono tutti quelli piazzatisi nelle retrovie”. Per l’esponente di “PeR”, è proprio quella del gruppo di Donegani l’unica vera esperienza marcatamente di centrosinistra. “Mi rivolgo al compagno Totò d’Arma del Pci e al caro Franco Di Dio del Pd che di questo modello vogliono essere protagonisti ed esportatori, modello che esclude Sinistra Italiana e PeR, l’unica forza politica di sinistra che ha ottenuto il 6,17 per cento e che per adesso non è in consiglio per le storture della legge elettorale e anche per l’ostracismo della coalizione, il vostro modello è politicamente grottesco – conclude – perché include la destra ed esclude la sinistra. Tutto quanto è testimoniato dalla messa al bando concertata in occasione della discussione sulla incompatibilità di un consigliere di destra, messa al bando provocata da infime logiche di squallido e personale potere di qualcuno che dietro le quinte, da ex deputato Ars, si muove ancora, come da sempre, come l’eterno burattinaio. Ho voluto limitarmi a parlare dello schema improponibile perché spurio, ma se dovessi parlare del programma e della capacità di incidere di questo modello ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli ed il peggio deve ancora arrivare”.

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