Imprenditori minacciati per il ferro e tanti furti: “Uno si mise a piangere in ufficio”

 
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Gela. Aziende locali prese di mira per “ritirare” il ferro o al centro di maxi furti di materiale edile e non solo: tutto sotto la presunta egida del gruppo capeggiato da Giuseppe Alferi.

Il ferro ritirato con le imposizioni. Così, davanti al collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Silvia Passanisi e Ersialia Guzzetta, sono comparsi Francesco D’Amico, Felice e Gianfranco Turco, Francesco Alma, Giuseppe Vinci e Rosario Consiglio. Sono tutti accusati di aver avuto un ruolo nel giro di furti su commissione gestito, almeno stando alle accuse mosse dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, dal gruppo Alferi. Si tratta di episodi finiti nella maxi inchiesta “Inferis”.

“Il titolare di un’officina si mise a piangere”. “Durante la fase d’indagine – ha detto un agente della squadra mobile nissena sentito in aula – sentimmo diversi imprenditori finiti nel mirino del gruppo. Alcuni ammisero di essere stati vittime della raccolta obbligata del ferro e di svariati furti. Altri, invece, negarono. Ricordo il titolare di un’officina meccanica che negò tutto e si mise anche a piangere. Però, appena uscito dai nostri uffici, contattò telefonicamente il genero di Peppe Alferi per tranquillizzarlo. Voleva fargli capire che non ci aveva detto nulla”. Il ritiro obbligato del ferro da parte del gruppo Alferi avrebbe coinvolto anche importanti aziende come quelle gestite dagli imprenditori Rosario Amarù e Angelo Brunetti.

Il controllo delle bancarelle di frutta e verdura. “Dalla nostra attività – ha confermato un altro investigatore della mobile di Caltanissetta – emerse una sorta di capillare controllo delle rivendite di frutta e verdura in città. Nell’estate di quattro anni fa, addirittura, venne imposto un radicale abbassamento dei prezzi a tutti gli ambulanti che si occupavano di vendere angurie. Da tre euro al pezzo a ottanta centesimi. La decisione era di Giuseppe Alferi e tutti dovevano adeguarsi”. I legali di difesa, gli avvocati Carmelo Tuccio, Salvo Macrì, Nicoletta Cauchi, Flavio Sinatra e Raffaella Nastasi, hanno cercato di fare chiarezza sulla posizione dei loro assistiti. I testimoni hanno sottolineato i costanti contatti telefonici, sul fronte dei furti, tra alcuni degli imputati. La rivendita di frutta e verdura gestita da Consiglio, invece, avrebbe ospitato l’incontro durante il quale si decise d’imporre la riduzione dei prezzi delle angurie a tutti i rivenditori ambulanti. All’udienza del 26 marzo, intanto, verrà sentito il collaboratore di giustizia Emanuele Cascino, ex fedelissimo di Giuseppe Alferi. 

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