Impianto rifiuti, Nardo: "Sistema green tech, può diventare polo dell'economia circolare"
Gela. “E’ un impianto green tech, con una tecnologia che reputo assolutamente pulita”. Il chimico industriale Fabrizio Nardo, esperto del settore e fondatore di “Antifemo srl”, conferma un giudizio fa...
Gela. “E’ un impianto green tech, con una tecnologia che reputo assolutamente pulita”. Il chimico industriale Fabrizio Nardo, esperto del settore e fondatore di “Antifemo srl”, conferma un giudizio favorevole per il sistema dei rifiuti della Sicilia occidentale, annunciato dalla Regione e che è stato al centro del dibattito in consiglio comunale della scorsa settimana. Attraverso la propria tecnologia, Np-Biotech, quanto realizzato dal chimico industriale gelese ora rientra tra le “buone pratiche” dell’economia circolare Ue. Ha avuto modo di valutare e studiare la documentazione depositata in Regione dalle aziende che hanno proposto l’impianto, che dovrebbe sorgere in una delle aree interne della raffineria Eni. “Per essere una fase solo preliminare, con una semplice manifestazione di interesse – spiega – devo dire che la documentazione tecnica è esaustiva e molto completa. Si tratta praticamente di una vera e propria progettazione. Le aziende, peraltro, non si risparmiano per minimizzare ogni eventuale impatto. Il mio giudizio è molto positivo. Anzi, il progetto è decisamente migliore rispetto a quelli che sono stati presentati in Toscana e che avevo avuto modo di valutare. Ci sono criticità ma possono essere affrontate nel tavolo tecnico, che è stato chiesto durante il consiglio comunale. E’ una tecnologia che riduce la pressione sulla discarica e sottrae materiali come il plasmix e il Css agli inceneritori. E’ assolutamente in linea con la direttiva Ue, che prevede il collocamento in discarica solo del 10 per cento dell’intera produzione di rifiuti. Secondo i miei calcoli, saremo a meno del 5 per cento”. Per Nardo, diventa fondamentale il processo di gassificazione. “Non ci sarà alcuna combustione – aggiunge – quindi gli impatti sono minimi. E’ un sistema che riguarda il cosiddetto sopravaglio e la gassificazione consente di generare metanolo e idrogeno. Posso dire che il sistema combinato di bioraffineria e waste to chemical potrebbe consentire la realizzazione di un polo tecnologico dell’economia circolare, in linea con il processo di risanamento del territorio. Sono queste le forme di economia sostenibile che possono favorire il territorio. Non si può perdere un’occasione di questo tipo”. Il giudizio di Nardo era stato già favorevole, dopo una prima verifica delle carte preliminari presentate dai manager, che la scorsa settimana hanno preso parte al consiglio comunale. “Questo tipo di progetto, nella valutazione ambientale, rispetta i dettami del piano di risanamento e fa richiamo a processi innovativi puliti. Una criticità che va affrontata, invece, è data dal fatto che non si fa riferimento al piano di gestione della Riserva Biviere, che invece tocca anche tutte quelle aree limitrofe alla zona protetta – aggiunge – anche in questo caso, la questione può essere affrontata in un tavolo tecnico”. Nardo apre decisamente all’investimento, che i manager hanno calcolato in circa ottocento milioni di euro ma che è sotto la lente di ingrandimento di comitati e partiti, come Pd e Movimento cinquestelle, invece scettici se non del tutto contrari a nuovi impianti, ritenuti impattanti. Per Nardo, invece, la visione, sul piano tecnico, è del tutto differente.
“Se dovessimo confrontare gli impatti dell’attuale bioraffineria con quelli del sistema waste to chemical, non ci sarebbe veramente paragone. Gli impatti della bioraffineria sono decisamente superiori. Inoltre, penso che si debba sgomberare il campo da fraintendimenti. Non è un sistema che vada impiegato per trattare i sacchetti dell’indifferenziato. Questo è fuori discussione e deve essere una condizione fondamentale. Parliamo invece, di Css, plasmix e io ritengo che si possa lavorare anche il Fos, sempre nel processo di trasformazione in metanolo. Il tmb – conclude – ha due flussi, quello inerte che finisce nel Css, e poi c’è la componente organica che viene prima stabilizzata e poi messa in discarica. Il Fos io la porterei in impianto e la valorizzerei. Centreremo subito gli obiettivi delle ultime direttive Ue sull’economia circolare, con in discarica non oltre il 10 per cento dell’intera produzione di rifiuti. Saremo a meno del 5 per cento. In discarica andrebbero solo gli inerti. Non bisogna dimenticare una criticità forte che è quella dei fanghi ed è un tema che ho approfondito nella mia attività. I sistemi ci sono ma non sta a me dirlo. Di gran lunga, comunque, gli aspetti positivi superano le criticità”. L’amministrazione comunale, anche attraverso il sindaco Lucio Greco, ha spiegato che non è ancora stata presa alcuna decisione e il confronto proseguirà. Il sindaco si è confrontato con consulenti esterni, due docenti dell’università Kore di Enna. Sicuramente, l’amministrazione comunale avrebbe preferito essere coinvolta nel percorso che ha poi portato all’annuncio del presidente Musumeci, che ha spiazzato anche i suoi stessi alleati a Palermo.
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