Gela. Due anni fa, l’imprenditore sessantaquattrenne Pietro Biondi venne arrestato insieme ad alcuni stretti collaboratori. In città e sul territorio, nel tempo, aveva avviato diverse attività, soprattutto attraverso la cooperativa “Progetto Vita”. Finì invece al centro di due inchieste parallele, quella catanese ribattezzata “Blonds” e quella coordinata dai pm della procura locale, confluita nel blitz “Balla coi lupi”. Lo scorso anno, i pm gelesi hanno chiuso le indagini, svolte dai poliziotti del commissariato. L’imprenditore e altri coinvolti dovranno presentarsi davanti al gup a gennaio. Ora, è stata fissata l’udienza preliminare. Gli investigatori approfondirono diverse vicende collegate alle cooperative di Biondi e in città vennero individuati presunti illeciti, a cominciare da quelli nella gestione dell’ex “Villa Daniela” (oggi del tutto distrutta), che l’imprenditore, in Ati con altre coop, aveva convertito in struttura per ospitare richiedenti protezione internazionale, dopo essersi aggiudicato le attività, su bando della prefettura di Caltanissetta. I migranti ospiti, secondo gli investigatori, sarebbero stati costretti a sopportare condizioni estreme, in una struttura del tutto isolata e nella quale non sarebbero stati forniti i servizi minimi, nonostante i fondi pubblici versati per l’accoglienza. Sono diverse le contestazioni che vengono mosse, ad iniziare dalla truffa, e durante le indagini vennero ricostruite ipotesi di caporalato, con lo sfruttamento dei migranti ospiti dell’ex “Villa Daniela”. Presunti illeciti che sarebbero stati riscontrati anche in altre strutture gestite dalle coop di Biondi, non solo in città ma anche in centri limitrofi.
Molti fondi, stando a quanto emerse, sarebbero stati utilizzati direttamente da alcuni dei coinvolti. Le prime verifiche partirono dopo una protesta spontanea, organizzata da decine di migranti ospiti nel centro di Manfria che denunciavano le pessime condizioni di vita nella struttura. Gli imputati ne dovranno rispondere davanti al gup.