Il tragediografo greco che visse e morì a Gela nel 456 a.C. e che non ricordi
Il tragediografo greco Eschilo visse e morì a Gela nel 456 a.C.: scopri perché lasciò Atene e come la Sicilia segnò la sua eredità.
L’arrivo di Aeschylus a Gela: perché lasciò Atene per la Sicilia
Aeschylus (in italiano Eschilo) è considerato il padre della tragedia greca e autore di opere immortali come I Persiani e Orestea. Nato a Eleusi intorno al 525 a.C., visse i grandi conflitti tra Greci e Persiani, partecipando anche alla battaglia di Maratona. Ma è a Gela, nella costa meridionale siciliana, che il tragediografo scelse di trascorrere gli ultimi anni della sua vita.
Secondo le fonti storiche, Aeschylus fu invitato alla corte del tiranno Ierone I di Siracusa e trovò ospitalità nelle colonie greche della Sicilia, tra cui Gela, attratto dall’ambiente culturale fiorente e dalla protezione offerta dai dinasti locali. La città, fondata nel 689 a.C., era allora un centro di primaria importanza nel Mediterraneo.
La morte di Aeschylus e la leggenda della “testa spaccata”
Aeschylus morì a Gela nel 456 a.C., ma le cronache tramandano una circostanza singolare e quasi mitica: la leggenda racconta che il poeta trovò la morte quando un’aquila, scambiando la sua calva per una roccia, lasciò cadere una tartaruga per romperne il guscio, uccidendolo sul colpo. Sebbene il racconto sia più mito che storia, è uno degli episodi più celebri della biografia del tragediografo.
Al di là della leggenda, la sua morte in terra siciliana testimonia i profondi legami tra la cultura greca e le colonie della Magna Grecia, che ospitavano artisti, filosofi e poeti in cerca di mecenati e nuove ispirazioni.
Curiosità: un epitaffio che ignora la tragedia
Il particolare più sorprendente? L’epitaffio scritto da Aeschylus per la sua stessa tomba a Gela non cita le tragedie che lo resero immortale. Parla invece del suo valore militare nella battaglia di Maratona, sottolineando come l’onore del guerriero fosse per lui più importante della fama poetica:
“Sotto questa pietra giace Aeschylus, figlio di Euphorion, ateniese; testimone della sua famosa prodezza è la foresta di Maratona e il medesimo Persiano che la conobbe.”
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