Il sito che lascia senza fiato, la Necropoli di Monte Dessueri e l'avvincente storia che non conosci
Esplora la necropoli e l’abitato di Monte Dessueri: tombe, palazzo del Bronzo e scavi che svelano un passato straordinario tra Gela e Butera.

Un sito archeologico di eccezionale importanza, Monte Dessueri – situato tra Butera, Mazzarino e Gela – cela nel cuore della Sicilia interna una delle testimonianze più estese e affascinanti dell’Età del Bronzo. In un paesaggio dominato da colline brulle e canyon profondi, si staglia un’area che fu abitata, venerata e riscoperta, con la forza di riportare alla luce oltre 3 000 anni di civiltà mediterranea. Qui emergono le tracce di una necropoli rupestre monumentale, scolpita direttamente nel banco roccioso con perizia artigianale e visione rituale, e quelle di un villaggio fortificato che rivela come questi popoli avessero già raggiunto livelli complessi di organizzazione urbana e sociale.
L’aspetto più impressionante? A pochi metri dalle tombe si estende ciò che potrebbe essere definito il primo "centro protourbano" conosciuto nella zona nissena. Insieme, necropoli e abitato formano un unicum rarissimo per la Sicilia interna, tanto che Dessueri viene citato in più studi accademici come modello di continuità culturale dal Bronzo Antico fino all’arrivo dei Greci. La suggestione è totale: si cammina tra le rocce e si ha l'impressione che il tempo si sia fermato prima ancora della scrittura, quando clan familiari scolpivano la pietra per onorare i propri morti con rituali collettivi.
Una necropoli profonda e antica: 4000 tombe tra il XIII e il IX secolo a.C.
Le tombe rupestri di Monte Dessueri, scavate lungo le pendici orientali e meridionali del rilievo, sono attribuite alla cultura di Pantalica, una delle più emblematiche civiltà dell’Età del Bronzo medio-recente. Si tratta di grotte artificiali con camera a cupola e corridoio (dromos) di accesso, progettate per ospitare da uno a sei individui, spesso in posizione fetale e accompagnati da corredi funerari. Le tombe, come accadeva in quel tempo, erano riutilizzate per generazioni, testimoniando una visione ciclica della morte e un forte culto degli antenati.
Già l’archeologo Paolo Orsi tra fine ’800 e primi del ’900 ne censì oltre 1 500, ma solo dopo gli scavi del 1992 condotti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Caltanissetta si è compreso l’intero potenziale: si stima che il numero reale di sepolture superi le 3 800 unità. I ritrovamenti (fibule, pugnali in bronzo, vasi biconici e ciotole) indicano che l’area fu intensamente utilizzata per circa 400 anni, dal XIII al IX secolo a.C., in un periodo di transizione che vide l’arrivo dei Micenei, il commercio nel Mediterraneo orientale e l’emergere di nuove gerarchie locali.
L’abitato perduto: mura, palazzi e un insediamento di 3000 anni fa
Ma il vero colpo di scena lo offre il villaggio adiacente alla necropoli, un insediamento di età protostorica che rompe lo schema abituale delle tombe isolate nel paesaggio rurale. Qui sono stati identificati tratti di muratura ciclopica, resti di fondazioni rettangolari, e soprattutto ciò che gli archeologi definiscono un “palazzo protourbano”: una struttura abitativa articolata, forse residenza di capi-clan, con ambienti pluricellulari e aree cerimoniali. Questo complesso, risalente al XII-XI secolo a.C., offre un raro esempio di edilizia pre-greca monumentale in Sicilia.
Il sito rimase attivo fino almeno al VI secolo a.C., quando l’espansione coloniale della potente Gela portò alla conquista o all’assorbimento di molte realtà locali. Tuttavia, Dessueri non fu completamente abbandonato: ceramiche greche e oggetti d’importazione dimostrano che i Geloi frequentavano ancora l’area, probabilmente per motivi strategici o sacri. I reperti rinvenuti, custoditi nel Museo Archeologico di Caltanissetta, includono armi, rasoi in bronzo, fibule ad arco semplice e vasellame di pregio, a conferma della ricchezza materiale di una comunità che fu tutt’altro che “primitiva”.