Gela. Nessuno sa o vuole sapere quale erano le eccellenze che esistevano nel sud, sotto il regno dei Borboni, oggi ritenuto un termine dispregiativo per definire un popolo barbaro e arretrato. Chi si ricorda di San Leucio, un sogno di seta realizzato nel 1700 dal Re Nasone Ferdinando di Borbone e nel 1860 completamente chiuso e distrutto dai nordisti.
Vi lavoravano 2500 lavoratori meridionali che abitavano in un quartiere costruito appositamente dal Re con acqua corrente nelle abitazioni e tutti i confort moderni, dove veniva effettuata la raccolta differenziata, ponendo l’immondizia davanti alle proprie abitazioni e questa immondizia veniva regolarmente raccolta il mattino successivo. Tutto ciò nei paesi del nord a quell’epoca era completamente sconosciuto e oggi questi selvaggi vengono ad accusarci che il meridione era barbaro e arretrato.
L’economia era florida. L’industria della seta e dell’acciaio erano floride nel mezzogiorno d’Italia e come abbiamo avuto occasione di affermare in qualche precedente lavoro, la prima ferrovia costruita in Italia fu la Napoli–Portici con materiali prodotti nel sud. Come si spiega che tutte queste eccellenze vengono chiuse nel sud e subito riaperte nel nord a Torino e Milano, compresa Genova? Diventano il triangolo industriale dell’Italia mentre il meridione, sede di briganti, è costretto ad emigrare per non essere ucciso o buttato nelle carceri di Fenestrella (Torino) oppure al Castello Sforzeschi di Milano o nelle carceri Genovesi . Questo il futuro di un popolo che viveva tranquillamente in un territorio dove l’emigrazione, prima dell’invasione dei piemontesi, non era conosciuta.
La minaccia dei Savoia. Sicuramente non si navigava nell’oro ma pur dominando il feudalesimo come al nord si viveva tranquillamente senza il vassallaggio della leva obbligatoria istituzionalizzata dai Savoia che particolarmente in Sicilia, provocò una grossa rivolta, vedi Bronte in provincia di Catania. Dove venivano costruite le navi passeggeri più moderne di allora se non a Napoli?
L’eccellenza non era né a Genova né Livorno ma nel mezzogiorno, terra di briganti e di barbari. Questa l’immagine del meridione che hanno tramandato gli storici ai posteri. Nicola Zitara nel suo libro “U sorece morto” si chiedeva: “come è possibile che i Napoletani si siano fatti scippare dai Genovesi il commercio dell’olio e la Banca di Sconto? Era mai possibile che gli Amalfitani cadessero tutti assieme? Nisciuno che si salvasse? Erano diventati tutti minchioni? Gente che navigava da mille anni che ha tenuto banche, industrie, navi… All’improvviso tutti fessi? Persone esperte, famiglie millenarie che all’improvviso si fanno mettere nel sacco?”
Le banche saccheggiate. No, è stata tutta una questione di banche e questo lo dice lo studioso del sistema bancario monetario, è il Nicola Zitara economista politico che accenna ai risultati delle sue più recenti scoperte, i piemontesi cominciarono col rompere i vetri della banca di San Policarpo e successivamente bloccarono il sistema bancario del meridione con una politica di distruzione che si protrae fino ai nostri giorni, con la chiusura del Banco di Napoli di Sicilia e la Cassa Centrale di Risparmio. Ma noi perfetti imbecilli non ci curiamo minimamente e ci preoccupiamo individualmente di rubare un pezzo di pane a questi ladri e massacratori.
“Mai più terroni”. Un uomo che non si cura di ricercare le proprie origini, fa parte di un popolo che ha rinnegato i propri antenati, questo è sicuramente un popolo che non merita rispetto da parte di nessuno e vive nella disonestà assoluta. Un nostro ricercatore meridionale, Pino Aprile, in un suo testo “Mai più terroni” asserisce: Il nostro mezzogiorno fu invaso in nome dell’Unità d’Italia, devastato, la sua economia distrutta, le più grandi acciaierie e officine meccaniche della penisola, i cantieri navali, i commerci con il resto del mondo; tutto mandato in malora, demolito, l’opposizione delle maestranze talvolta domata a fucilate dai fratelli d’Italia; rubato l’oro delle banche (1.500 miliardi di euro, se venissero restituiti oggi con gli interessi farebbero svegliare il più scettico degli esseri umani). Il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia furono incorporati a forza, da istituti di credito del Nord, a prezzi bassissimi.
Quelle scuse mai arrivate. L’Australia Anno Domini 2012 ha chiesto perdono per le ingiustizie contro gli aborigeni. Ultima, dopo le scuse agli indiani d’America, agli indios sudamericani, agli ebrei, l’esame di coscienza della Francia per la mattanza in Vandea e del Papa per i massacri del medioevo compiuto dai cristiani. Perché si fatica tanto ad ammettere il massacro e il saccheggio risorgimentale nel nostro Mezzogiorno?
Da noi, forse non si può, perché il saccheggio è ancora in corso e il Sud è ancora utile come colonia (sempre Pino Aprile). Svegliamoci meridionali cominciamo a dire le cose come stanno.
Ps: Fotografia di Lillo Semonatore