Gela. Se non fosse per la mancanza di un colore omogeneo delle pareti, si potrebbe facilmente parlare di una ristrutturazione completa. In attesa, di questo dettaglio, il punto nascita dell’ospedale “Vittorio Emanuele” si gode un momento di forma capace di replicare con determinazione al dossier denuncia pubblicato dalla nostra redazione appena un anno fa. In pochi mesi è stata realizzata una area grigia, con stanze di osservazione per le pazienti in attesa di esito di tampone prima del ricovero, porte divisorie tra sala parto, sala operatoria, corsia di degenza, sala visite e area sporco. Le stanze di degenza sono più confortevoli, grazie alla eliminazione delle infiltrazioni d’acqua e al ripristino dei controsoffitti che, adesso, si presentano con una presenza di pannelli regolare. Il cambio di tendenza dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia è iniziato l’estate scorsa, con la nomina a primario di Anna Maria Raiti e del caposala, Luigi D’Aparo. Quest’ultimo, in armonia con la direzione generale dell’Asp di Caltanissetta, del manager Alessandro Caltagirone, secondo i bene informati, avrebbe anche messo da parte il camice e garantito nuova vita a cullette, finestre effettuando piccole (ma indispensabili) manutenzioni. Complici le misure di gestione della pandemia da covid-19, il reparto ha ottimizzato criticità ataviche che oggi si traducono, per le partorienti, in un servizio dedicato in locali proiettati verso il raggiungimento degli standard sanitari.
Il pulsante di un citofono e la porta tagliafuoco, che sbarra l’accesso all’unità operativa al terzo piano del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele”, sintetizzano, da soli, l’esistenza di una privacy finora negata. Valicata la porta inizia il percorso di assistenza e cura delle pazienti. La nuova stanza dedicata all’attesa dell’esito di tampone, garantisce un lettino e la presenza del personale sanitario fino all’eventuale ricovero. Le migliorie hanno interessato anche le sale di attesa e quelle dedicate ai tracciati, con la collocazione di poltrone comode e funzionali capaci di cancellare il ricordo delle precedenti sedute precarie e per nulla adatte ad accogliere una donna in dolce attesa.
Resta la consapevolezza che la rinascita di Ostetricia e Ginecologia, basata su una sana interlocuzione tra management e personale ospedaliero, non è legata ad una delle tante inconcludenti regie della politica chiamate oggi, invece, a colmare l’organico del personale.
Mancano portantini e operatori socio sanitari e dei 13 ostetrici molti possono garantire solo l’attività ambulatoriale escludendo quella in sala parto. In corsia, don Filippo Salerno, complice la ritrovata armonia, ha rinnovato il rito della messa di Natale alla presenza delle pazienti e del personale di Ostetricia e ginecologia.