Gela. C’erano centinaia di giovani con la maglietta bianca e la foto di Salvatore. Davanti al corteo funebre il fido cane pitbull di cui Salvo Scerra non si separava mai.
L’omelia di don Filippo Salerno, parroco della chiesa San Sebastiano, non riesce a consolare lo straziante dolore dei genitori, delle due sorelle e di quanti conoscevano Salvatore, morto in un incidente stradale mercoledì sera in via Tevere.
“Mi ricordo il giorno in cui Salvatore ha fatto la prima comunione – ha detto don Salerno – C’erano tanti di voi. Oggi siete qui per stare vicino a Salvatore. Per capire che non è un incidente che deve riunirci ma è qualcosa di più importante. Abbiamo dato tante raccomandazioni ai giovani. Siete cresciuti. Alcuni anni fa c’era l’entusiasmo di una festa, ora stiamo piangendo Salvatore. Giovani, abbiate prudenza. Tutto quello che Salvatore non è riuscito a fare, fatelo voi, con impegno”.
“Ci sono momenti grandiosi che abbiamo condiviso – ha ricordato Filippo Salerno – che non si possono dimenticare. Gli occhi color cielo di Salvatore ancora da morto brillano. Cosa ci dice la morte di Salvatore? Due cose importanti: impariamo a goderci la vita. Giovani non andate avanti, non andate oltre. Il tempo dell’adolescenza è quello più bello, ci sono tanti progetti da realizzare. Salvatore aveva tanti progetti. Mai ho visto in questa chiesa tanti ragazzi che sono passati da qui. Mai. Non voglio fare grandi discorsi, non servono davanti ad una ferita profonda, quando c’è una disgrazia. Guardiamo alla croce, quella croce che si chiama Gesù. Aggrappiamoci ad essa”.