Il mistero della nave cucita | Il relitto Greco di Gela che rivoluzionò l'archeologia
Nel mare di Gela, un relitto greco del VI secolo a.C. con tecnica costruttiva unica: la nave "cucita" che ha riscritto la storia della navigazione antica.

Nel cuore del Mediterraneo, le acque di Gela celano segreti millenari. Tra questi, un relitto greco del VI secolo a.C., scoperto nel 1988, ha svelato una tecnica costruttiva sorprendente: la nave "cucita". Questo ritrovamento ha offerto nuove prospettive sulla navigazione antica e sul ruolo centrale di Gela nei commerci mediterranei.
La scoperta del relitto e la tecnica della nave "Cucita"
Nel 1988, a circa 800 metri dalla costa di contrada Bulala, due subacquei locali rinvennero i resti di una nave greca risalente al VI secolo a.C. Il relitto, noto come "Gela I", presentava una tecnica costruttiva unica: le tavole dello scafo erano unite mediante cuciture con fibre vegetali, una metodologia già descritta da Omero nel II libro dell'Iliade. Questa scoperta ha fornito preziose informazioni sull'architettura navale dell'epoca e sulle rotte commerciali che attraversavano il Mediterraneo.
Il recupero e l'esposizione della nave
Dopo il ritrovamento, il relitto fu recuperato in due fasi: nel 2003 e nel 2008. Successivamente, fu inviato a Portsmouth, in Inghilterra, per un delicato restauro durato dodici anni. Nel 2016, la nave restaurata è tornata a Gela ed è attualmente esposta presso il Museo Archeologico Regionale di Gela, arricchendo la collezione di reperti che testimoniano la ricca storia marittima della città.
Curiosità: la nave "Cucita" e le sue implicazioni storiche
La tecnica della nave "cucita" non solo rappresenta un unicum nel panorama archeologico, ma suggerisce anche l'esistenza di conoscenze avanzate nella costruzione navale già nel VI secolo a.C. Questo metodo, che prevedeva l'uso di fibre vegetali per unire le tavole dello scafo, garantiva flessibilità e resistenza, adattandosi alle esigenze delle rotte commerciali dell'epoca. Il relitto di Gela, quindi, non è solo un reperto archeologico, ma una testimonianza tangibile dell'ingegno e della maestria dei costruttori navali antichi.