Gela. In quel capannone, non avrebbe trasformato prodotti agricoli. Adesso, la struttura dovrebbe essere demolita, almeno stando al provvedimento firmato dai tecnici del settore comunale edilizia.
Il marmo al posto dei prodotti agricoli. Al posto dei prodotti agricoli, sarebbero state trovate diverse quantità di marmo che il titolare dell’attività lavorava per rivendere successivamente. Il marmo da trasformare veniva stoccato all’esterno del capannone di contrada Pezza Inferno: all’interno, invece, durante un controllo, sono stati trovati macchinari utilizzati proprio per lavorarlo. Il capannone, però, era stato autorizzato solo per la trasformazione di prodotti agricoli, in quanto costruito in zona E, ovvero verde agricolo. Per i tecnici del comune va abbattuto.
Il ricorso al Tar. Il proprietario non ci sta e ha scelto d’impugnare il provvedimento davanti ai giudici del tribunale amministrativo di Palermo. Insomma, al capannone non vuole proprio rinunciarci. E’ l’ultimo caso, solo in ordine di tempo, di strutture commerciali realizzate in aree agricole ma, almeno sulla carta, in totale violazione delle concessioni firmate in municipio. I giudici amministrativi dovranno dipanare la matassa che, peraltro, è solo una minima parte del grande “mistero” amministrativo che circonda i capannoni costruiti in zona E, autorizzati per attività esclusivamente agricole e poi utilizzati per ben altro.