Il magistrato di Caltanissetta che sfidò la mafia da solo e la storia che non deve essere dimenticata

La storia di Gaetano Costa, magistrato di Caltanissetta ucciso dalla mafia, esempio di coraggio solitario e di incrollabile giustizia.

A cura di Redazione
17 settembre 2025 15:00
Il magistrato di Caltanissetta che sfidò la mafia da solo e la storia che non deve essere dimenticata - Fonte: Paul Gascoigne/Wikipedia
Fonte: Paul Gascoigne/Wikipedia
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Non tutti ricordano il nome di Gaetano Costa, eppure la sua storia è una delle più drammatiche e allo stesso tempo esemplari della lotta alla criminalità organizzata in Sicilia. Nato a Caltanissetta nel 1905, magistrato rigoroso e inflessibile, Costa pagò con la vita il suo impegno contro la mafia. La sua figura rimane ancora oggi un simbolo di coraggio solitario, perché le sue decisioni furono prese in totale isolamento, senza l’appoggio di gran parte della magistratura palermitana.

L’uomo che firmò da solo

Gaetano Costa divenne procuratore capo della Repubblica di Palermo in un periodo difficilissimo, quando la città era attraversata da un’escalation di violenza mafiosa. Nonostante le pressioni e il clima di paura, decise di firmare personalmente e senza colleghi al suo fianco decine di mandati di cattura contro affiliati di Cosa Nostra. Una scelta che lo isolò ulteriormente ma che dimostrò la sua incrollabile fede nei principi di giustizia.

La sua fermezza colpì molti osservatori, ma gli attirò anche l’ostilità di chi preferiva evitare scontri diretti con le organizzazioni criminali. Costa continuò a operare nella consapevolezza del pericolo, ma non si piegò mai. Il suo isolamento lo rese però una preda ancora più vulnerabile.

L’agguato in via Cavour

Il 6 agosto 1980, mentre sfogliava alcuni libri in una bancarella di via Cavour a Palermo, Costa venne raggiunto dai colpi di arma da fuoco che ne causarono la morte. Un omicidio in pieno giorno, davanti a passanti increduli, che mostrò quanto la mafia si sentisse sicura di agire senza ostacoli.

La sua uccisione scosse l’opinione pubblica, ma al tempo stesso mise in luce l’enorme solitudine in cui operavano certi magistrati. Solo dopo la sua morte, infatti, molti compresero la portata del suo sacrificio e il valore di quel gesto di indipendenza: firmare da solo i mandati di cattura, senza cedere al ricatto della paura.

Un’eredità di coraggio civile

Oggi il nome di Gaetano Costa vive nelle intitolazioni di piazze, scuole e associazioni, ma soprattutto nella memoria di chi riconosce in lui un esempio di fermezza morale. Il suo martirio civile ci ricorda che il prezzo della giustizia, in Sicilia e in Italia, è stato spesso pagato da uomini rimasti soli di fronte a poteri oscuri.

Caltanissetta, sua città natale, conserva l’orgoglio di aver dato i natali a un uomo che, pur caduto nel silenzio di una società timorosa, ha lasciato una testimonianza destinata a durare nel tempo. La sua storia non è solo cronaca di un delitto mafioso, ma il ritratto di una scelta di dignità estrema, che continua a interpellare le coscienze.

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