Gela. L’ospedale “Vittorio Emanuele” è ancora una volta sulla soglia di un baratro che necessita di rimedi, anche piuttosto veloci. Il poco personale in servizio fa sforzi enormi per non affondare e dare riscontro ai pazienti. La nuova riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana non sembra affatto andare nella direzione giusta. Il vicepresidente Ars Nuccio Di Paola ha appena denunciato “un tentativo di cancellare il Vittorio Emanuele”, dando priorità assoluta solo ai nosocomi dei capiluoghi di provincia. I civici di “Una Buona Idea”, a seguito del caso della donna costretta a partorire in ambulanza nel corso di un trasferimento dovuto all’assenza di Utin al “Vittorio Emanuele”, hanno ribadito il bisogno di una svolta concreta con le dimissioni del commissario Alessandro Caltagirone. Nel pieno di un caos che sa di depotenziamento, per assenza di servizi e medici, i vertici di Asp hanno proceduto alla nomina del nuovo direttore sanitario dell’ospedale di Caposoprano. Scelta ricaduta su Alfonso Cirrone Cipolla. E’ lunga la sua esperienza da medico e con ruoli organizzativi e di direzione nelle strutture locali. Con una posizione importante anche nella politica locale, prima tra le fila del Pd e da qualche tempo nell’area di Forza Italia, gli toccherà dare una svolta (sempre che sia possibile). La poltrona di direttore sanitario era vuota da tempo. Il predecessore, Luciano Fiorella, ha ottenuto un incarico di direzione nel management provinciale, nonostante risultati tutt’altro che apprezzabili alla guida del “Vittorio Emanuele”.
Da Fiorella a Cirrone Cipolla, ora però è necessario che il nosocomio locale riesca perlomeno ad assicurare il diritto alla salute agli utenti locali e del territorio limitrofo. La politica, fino ad oggi, è stata assai attenta alle nomine manageriali (accuratamente selezionate nell’orbita dei partiti in questa fase con netta prevalenza del centrodestra) e decisamente meno alle esigenze di una città che sul piano sanitario sprofonda, con tutte le conseguenze del caso e in un territorio da decenni Sito di interesse nazionale per i gravi effetti dell’industrializzazione pesante.